Tribuna

Altri gesti stonati attorno alla mensa

Di comportamenti scorretti che molti commensali assumono nelle riunioni conviviali ho parlato in lungo e in largo, e l’elenco pare non finisca mai, e non finisce qui. Nei meandri del Galateo cosiddetto moderno sono contemplati moltissimi dettagli che recuperano i dettami provenienti dal tempo lontano, mostrando come siano attualissime le vecchie raccomandazioni.

Già il mio vecchio amico Bonvesin (“Le cinquanta cortesie de la tavola”, 1288) raccomandava attenzione a come soffiarsi il naso, starnutire o tossire; in siffatte emergenze si usino gesti contenuti e non plateali, adoperando il proprio fazzoletto, senza poi guardarci dentro, e non il tovagliolo. «Quando starnutisci o quando ti coglie la tosse, bada a quello che fai. Voltati dall’altra parte, ispirati a cortesia, perché non cada saliva sulla mensa», ma neanche addosso a chi ti sta vicino! La medesima esortazione, infatti, è ripresa da Monsignor Della Casa (“Galateo, overo de’ costumi”, 1550 circa): «anche perché in simili atti, poco discretamente usandoli, si spruzza nel viso a’ circonstanti».
Anche chi prepara i cibi e serve in tavola deve badare a non spargere microbi sulle pietanze!

Esentarsi dagli atti che possono richiamare l’idea di sudiciume, ordinava Melchiorre Gioia (“Nuovo Galateo”, 1802) e, tra gli altri gesti esecrabili specie a tavola, faceva presente che «rodersi le unghie co’ denti e mordersi la pelle genera negli astanti fastidio e ribrezzo, oltre d’esporre al ridicolo chi eseguisce questi luridi atti i quali risvegliano l’idea del cane che rode l’osso». Troppe fanciulle in attesa della pietanza si cibano così, ed è più forte che conformarsi alla buona creanza.

Esecrabile nel passato come ora è anche toccarsi continuamente i capelli (abitudine molto femminile, nel senso “di donne” non nel senso sia un gesto “sexy” mettere le mani nella chioma) o grattarsi in testa (o spolverarsi la forfora dalla giacca, gesti più spesso maschili).
E pure trastullarsi con cani e gatti mentre si mangia. Evidentemente una volta era più diffuso di adesso avere animali che gironzolano sotto i tavoli, così Bovesin specificava che «L’uomo educato non deve accarezzare gli animali con le mani con le quali tocca i cibi».

«Male fanno similmente coloro che ad ora ad ora si traggono una lettera della scarsella e la leggono», scriveva Della Casa e non vi sembra che il riferimento d’oggi sia ai telefonini, tablet vari, che la gente non solo tiene in tasca ma posa in bella vista sulla tovaglia, accanto al piatto quasi fossero arredo della mise en place? È una bella cosa messaggiare con altri lontani mentre ci sono dei simpatici vicini con cui fare conversazione?

Sempre il Monsignore scriveva «peggio ancora fa chi, tratte fuori le forbicine, si dà tutto a tagliarsi le unghie, quasi che egli […] si procacci d’altro sollazzo per trapassare il tempo […] non curante d’altrui», beh, forbicine non ho ancora visto, ma qualche limetta sì, perché la povera unghia dell’elegante signora si era scalfita, non so come, pasteggiando.

donna Maura
m.sacher@egnews.it


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