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Agricoltura e turismo sono le carte vincenti?

Nei mesi trascorsi tra le elezioni e l’insediamento del nuovo Governo al completo delle nomine dei rappresentanti dei Dicasteri, assorbita com’era l’attenzione pubblica dalle prime misure governative sugli scarichi di immigranti nei nostri porti, è passato inosservato il raggruppamento in un unico Ministero delle competenze di Agricoltura e Turismo, titolare Gian Marco Centinaio.

Centinaio, della Lega, ha avocato a sé i feudi già dei dem Maurizio Martina e Dario Franceschini. E si impegna a portare a Bruxelles le istanze italiane a protezione di entrambi i settori, convinto che «se non opponiamo piani di sviluppo rurale, e il turismo è fondamentale per lo sviluppo rurale, perdiamo metà dei contributi e del tutto la battaglia per la difesa della qualità italiana».

Che significherà ciò per i rispettivi settori?
In primo luogo, dovrebbe significare che il nuovo Ministro intende mettere l’occhio sulle carte dei più recenti governi precedenti e intervenire avvalendosi di veti nelle Commissioni UE competenti, per difendere seriamente le filiere del Made in Italy, arginando il gioco delle tre carte manovrato dalle rappresentanze nazionali, governative ed associazioni che periodicamente, da alcuni anni, si facevano belle con comunicati stampa del tipo “abbiamo portato all’attenzione della competente Commissione europea le istanze del settore …”.
Da questa tribuna abbiamo più volte ironizzato sulla ipocrisia dei risultati che venivano ventilati. E se non abbiamo parlato di lobby è stato solo per restare nell’allora vigente «politicamente corretto», onde non essere scomunicati.

E, in aggiunta, non per niente nel progetto ministeriale entra l’opposizione al CETA, l’accordo di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti tra Europa e Canada, firmato dal Governo Gentiloni ed a cui è favorevole Confagricoltura ma contraria Coldiretti. Trattato che per entrare in vigore deve ottenere l’unanimità dei rispettivi Parlamenti degli Stati Europei e finora mai entrato in calendario.

In secondo luogo, interpretando le dichiarazioni del Ministro, a cui i grandi giornaloni nazionali hanno dato scarso rilievo, la gestione unificata di Agricoltura e Turismo per il nostro Paese significa attivare interventi di promozione che valorizzi entrambi i settori, in una sinergia di intenti anche rigorosamente interagendo con le istituzioni territoriali.

Il “come” si può fare, forse è spiegato da ciò che sta avvenendo in Regione Friuli Venezia Giulia, di cui è Governatore Massimiliano Fedriga, sempre della Lega. L’Assessore alle Attività produttive e al Turismo, Sergio Bini, si è attivato per “fare dell’agroalimentare una leva di attrazione turistica” del FVG.
In questo obiettivo vengono coinvolte l’ERSA, l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, e PromoTurismoFVG: ossia Promoturismo si occuperà della promozione dell’agroalimentare e l’ERSA di gestire la valorizzazione degli aspetti connessi all’agricoltura e delle denominazioni tipiche, come gli eventi a fiere di settore.

Cosicché il ‘turismo slow’, il turismo sostenibile e “lento”, incentrato sull’immersione nella natura, può facilmente a sposarsi con il ‘gastro-turismo’, il turismo eno-gastronomico, sempre più apprezzato dai vacanzieri anche stranieri, che programmano itinerari nel nostro Bel Paese sempre più alla scoperta dei prodotti tipici e delle tradizioni culinarie locali.

Quello che fa piuttosto riflettere è che da tutte queste tendenze ci rimette un po’ il settore Cultura, lasciato solo.

Maura Sacher


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