Un occhio sul mondo

L’agricoltura e l’industria italiana in difficoltà a causa della guerra

L'agricoltura e l'industria italiana in difficoltà a causa della guerra

L’agricoltura e l’industria italiana in difficoltà a causa della guerra

Questo non è il primo conflitto in Europa dopo la seconda guerra mondiale come spesso viene erroneamente indicato. 

Guerra greca

Nel 1946 iniziò in Grecia la guerra civile che si protrasse fino al 1949. 

Il Luglio del 1974 vide l’esercito turco invadere Cipro e il conflitto che portò alla creazione di due entità territoriali. 

La Grecia e la Turchia nel 1974 erano membri della Nato.

 Ma guarda. 

Dal 1991 al 1995 la Jugoslavia fu teatro di una pesantissima guerra civile. 

La Nato nel 1999 bombarda la Repubblica Federale Jugoslava creata da Slobodan Milosevic che si dissolve.

Repubblica Federale Jugoslava creata da Slobodan Milosevic

E non dimentichiamo che da metà anni Sessanta in Irlanda del Nord è iniziata una guerra tra i cattolici repubblicani e i protestanti unionisti. Definita guerra a bassa intensità è tuttora in corso. 

L’agricoltura e l’industria italiana in difficoltà a causa della guerra

Venendo alla attualità il duro conflitto tra Russia e Ucraina è foriero di gravi situazioni. 

Non c’è solo il problema del rincaro dei carburanti e del gas per il riscaldamento. I cereali, I semi oleosi e i fertilizzanti sono diventati strategici altrettanto quanto gas e petrolio. 

La differenza è che si può aumentare rapidamente nella UE la produzione agricola. Non so fino a  quanto stante il problema dei carburanti che alimentano i mezzi agricoli. E non solo l’Europa è sotto scacco. 

Egitto e Tunisia acquistavano grandi quantitativi di grano russo e ucraino. 

L’ Egitto per oltre il 30 % del fabbisogno e la Tunisia per il 60 %. L’interruzione dei raccolti in Ucraina si aggiunge alle mancate importazioni. 

La Russia invece ha ripreso ad esportare in Cina dopo il blocco causato dalla peste suina. I costi delle materie prime per la zootecnia nazionale aumentano giorno dopo giorno. 

Gli allevamenti cominciano a risentire del mancato arrivo delle materie prime per i mangimi. I prezzi dei rifornimenti sono schizzati alle stelle. Quando le scorte saranno terminate e i prezzi non consentiranno agli allevatori di comprare il nutrimento per gli animali c’è il rischio che il bestiame possa morire di fame. 

L’ Ungheria in data 7 Marzo ha bloccato le esportazioni di grano temendo che la guerra possa causare gravi carenze per l’approvvigionamento nazionale. 

I laboratori artigianali e i pastifici sono già alle prese con l’aumento vertiginoso delle bollette. Parte dei laboratori e delle industrie pastarie lavorano solo alcuni giorni alla settimana e molti hanno temporaneamente chiuso. 

Senza grano non si fanno pane, pizze, biscotti etc. Le scorte di oli da semi di girasole sono destinate ad esaurirsi entro un.mese. I due maggiori produttori mondiali sono Russia e Ucraina che rifornivano tutta l’industria europea. 

I girasoli sono necessari per la filiera alimentare italiana e non solo. L’olio di girasole è impiegato nella filiera alimentare e nei settori panetteria, pasticceria e prodotti da forno, ma non solo. 

Le farine per uso zootecnico e le oleine nonché il biodiesel non possono farne a meno. 

L’altra faccia della situazione riguarda le nostre esportazioni. L’italia è per la Russia uno dei fornitori principali di prodotti agroalimentari. 

Vini, spumanti, pasta e caffè erano fuori dalle restrizioni commerciali varate da Mosca nel 2014 in occasione del referendum di annessione della Crimea. 

Per quanto concerne l’Ucraina l’Italia era il secondo fornitore di prodotti agroalimentari. Vini, caffè, pasta e tabacco da masticare e da fiuto i prodotti ad alto valore aggiunto che erano inviati in Ucraina. 

Sempre a causa della guerra si è bloccata l’esportazione di trattori e macchine agricole verso le due nazioni belligeranti. Questo in un momento nel quale i mercati russo e ucraino denotavano un ottimo incremento degli acquisti di mezzi agricoli italiani. 

La crescita era attestata al 30 % rispetto all’anno precedente. La guerra è fonte di disgrazie per i civili e le industrie e di grandi speculazioni. A proposito della intransigente democrazia Usa.

 Sono in corso trattative urgenti con il presidente del Venezuela Nicolas Maduro per discutere la revoca del divieto alle raffinerie Usa di importare petrolio dal paese sudamericano.

 A causa del conflitto e delle sanzioni negli Usa il prezzo alle pompe ha superato i 4 dollari al gallone. 

Ma gli Usa non sostenevano che il presidente legittimo del Venezuela era un tale Juan Guaido’?

Umberto Faedi 


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Redazione

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