Stile e Società

A tavola con il Boškarin

Boškarin è il  bue istriano, manto grigio-bianco,  grandi corna a lira, un gigante che arriva a pesare anche una tonnellata, diffuso esclusivamente nella parte croata dell’Istria.

Il nome ufficiale della razza bovina Istriana è Istarsko govedo, ma è molto usato il nome popolare di Boškarin,

che deriva da uno dei nomi che in passato erano dati affettuosamente ai buoi, considerati quasi membri della famiglia e, in particolare, sarebbe l’adattamento del nome veneto Boscarin, che deriva da “bosco”.

Appartiene alla famiglia delle razze podoliche con un antenato nel Bos Taurus Macrocerus da cui discese la razza della steppa denominata podolica perché diffusa soprattutto in Podolia, regione storica oggi compresa nei confini dell’Ucraina e giunto sulle rive dell’Adriatico più di cinquemila anni.

Animale dalla triplice attitudine, il gigante istriano era  usato per il lavoro nei campi dai Romani e successivamente dalla Repubblica di Venezia, che se ne serviva per trasportare in pianura il legname oltre a fornire latte ed ottima  carne.  L’introduzione delle razze estere e la meccanizzazione agricola provocarono una drastica diminuzione della razza dai 60.000 capi degli anni ‘60 alle poche centinaia degli anni ’80, tanto che nel 1986 Mirko Prijatelj girò un film intitolato “Boskarin”, con l’intento di salvare almeno la memoria di questi bovini, prevedendone l’imminente estinzione. Nell’ultima quindicina d’anni, grazie alle azioni intraprese dagli enti locali ed all’istituzione del libro generalogico, dell’associazione allevatori SUIG  il bue istriano è stato salvato dall’estinzione. Oggi la carne di  Boškarin è diventata l’ingrediente principale dell’alta gastronomia istriana molto apprezzata per la sua marezzatura di grasso, ma disponibile solo in alcuni ristoranti che sono in possesso di un apposito marchio.

Ottima la ricetta tartare di boscarino su un letto di ricotta fresca istriana preparata dall’executive chef Ivan  Justa del Ristorante Parenzo 1910 del Grand Hotel Palazzo di Parenzo in occasione di Vinistra 2013.

 

Piera Genta

pieragenta@libero.it


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