Stile e Società

A ferri corti per il Terrano

Dopo la guerra per la dop salsiccia di cragno dello scorso anno, la «Kranjska klobasa», tra Croazia e Slovenia si apre una nuova sfida, questa volta per la paternità del famoso vino “Terrano” che vede contrapposti l’Istria croata e il Carso sloveno. Ad innescare la miccia è stato il Ministero dell’Agricoltura della Slovenia che ha fatto ritirare tutte le bottiglie di Terrano made in Croazia dagli scaffali della catena commerciale Mercator, distributrice del prodotto.

Come se non fosse bastata l’italica guerra sul Prosecco che ha snobbato la culla d’origine, il carsico paese di Prosecco, e senza voler ricordare la dolorosa questione sul Tocai/Tokaj che ha partorito il “Friulano”, la diatriba che la Croazia ha innescato, pretendendo la denominazione di “Terrano” per i propri vitigni, fa di nuovo palpitare il cuore dei vignaioli nostrani tirati in mezzo, in una questione di concorrenza.

Anche se il Parlamento di Lubiana si è convinto a dare l’ok per l’entrata nella UE della vicina repubblica, che di fatto avverrà il 1° luglio di quest’anno, evidentemente i due paesi non cessano di farsi gli sgambetti a vicenda. Dopo l’etichetta sulla salsiccia, ora il motivo dello scontro è l’etichetta sulle bottiglie di vino. Entrambi i paesi rivendicano la paternità del famoso vino rosso.
Vino che prende il nome esclusivamente in ragione del terreno su cui sorgono i vigneti: la “Terra Rossa”, ricca di ferro, tipica del Carso. Questo territorio geologicamente impervio, roccioso, acido, secco e ventoso, si allunga in una specie di mezzaluna dalle colline del Collio Goriziano, attraverso tutta la provincia di Trieste, per abbracciare la penisola Istriana.

Al fine di valorizzare tale tipico vino autoctono, descritto in epoca romana da Plinio, i cui filari prevalentemente si snodano su ripidi pendii coltivati a terrazze (“pastini”) con tutte le difficoltà che si possono immaginare, nel 1986 fu inaugurata la “Strada del vino del Terrano” che da Sistiana-Visogliano porta ad Opicina, attraverso una ragnatela di strade e sentieri, comprendente 18 trattorie di cucina tipica locale.
Il Terrano del Carso Triestino e Sloveno appartiene alla famiglia dei Refosco, ma il Presidente dell’Unione Viticoltori presso la Camera di Commercio di Zagabria, Ivica Matošević, ribadendo che nella lista dei vini croati accettata dalla UE figura il Terrano istriano, specifica che tale vino si ricava dall’omonimo vitigno e non dal Refosco, come pare accertato dalle analisi effettuate dalla Facoltà di Agronomia di Zagabria nel 2010. Le differenze genetiche tra i vitigni sarebbero “scientificamente” provate e pertanto sarebbe l’Istria la detentrice del marchio “Terrano” come autoctono e non il resto del Carso. In fondo, in Istria, su 300 ettari di vigneti tale vitigno sarebbe coltivato su 268 ettari.

Nei prossimi giorni, a Bruxelles, ci sarà una serie di incontri, sia bilaterali con i rappresentanti italiani a tutela della Doc Carso sia trilaterali coinvolgenti gli interlocutori sloveni. L’obiettivo sarebbe di avviare un iter per la tutela del Terrano prodotti nei tre Paesi.
 
Maura Sacher
m.sacher@egnews.it


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