
Il Ciliegiolo, storie di Patriarchi e di Custodi
Quando GRASPO sbaglia strada ma incontra le persone giuste
In effetti non possiamo certo dire che il Ciliegiolo sia un vitigno raro o a rischio di estinzione, anche se nel corso della sua storia ha avuto momenti di forte oblio passando dai 6000 ettari di vigneto coltivati negli anni ‘80 fino ai circa 2000 di oggi, distribuiti soprattutto nell’Italia centrale tra Toscana, Lazio e Umbria.

Un vitigno che però è stato recentemente protagonista insieme ad altri di una singolare degustazione dedicata da GRASPO ai Patriarchi della Viticoltura Italiana, ovvero a quei vitigni ritenuti fondativi secondo l“Atlante di parentela delle viti italiane” curato da Claudio D’Onofrio dell’università di Pisa ed altri importanti ricercatori.
Uno studio che ha evidenziato come la maggior parte dei vitigni da vino italiani hanno origine da poche varietà geograficamente distribuite in più aree di influenza genetica che possiamo definire i patriarchi.
Queste varietà fondatrici sono lo Strinto porcino e la sua progenie il Sangiovese, Visparola da cui deriva la Vulpea , il Mantonico bianco, l’Aglianico, la Garganega, la Termarina alias Sciaccarello, il Bombino bianco, l’Orsolina, l’Uva Tosca ed il Liseiret o Gouais Blanc se consideriamo anche vitigni che hanno avuto un ruolo importante nella viticoltura Europea .
E proprio da un incrocio spontaneo tra Sangiovese e Moscato Violetto si è generato il Ciliegiolo.

Un vitigno quindi dalle origini antiche che oggi sta tornando ad essere protagonista in purezza del suo vino dopo aver passato tanto tempo come gregario di altri vitigni, soprattutto il Sangiovese, in tante denominazioni.
Il merito va anche all’azione di un motivato gruppo di produttori riuniti nella Ciliegiolo Academy che tra le sue iniziative più significative ha avviato il progetto Ciliegiolo & Terroir, con anche GRASPO tra i suoi protagonisti.
«L’idea di creare questa Academy – spiega il presidente Edoardo Ventimiglia, produttore di Sassotondo a Pitigliano – parte dell’esigenza di comprendere e far capire come questa uva si adatti e risponda ai vari territori nei quali si trova a crescere.
Questa ricerca è prima di tutto uno strumento di studio, ma anche un progetto culturale».

In collaborazione con GRASPO (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Promozione della viticoltura) e con il supporto scientifico delle Università di Pisa e Firenze, questa ricerca intende dimostrare in maniera sistematica e documentata come il Ciliegiolo sappia esprimere la propria identità in differenti terroir, mantenendo freschezza, originalità e dinamismo.
«Le microvinificazioni delle uve raccolte nelle diverse aree consentiranno di valutare il potenziale qualitativo e la duttilità enologica del Ciliegiolo, senza interventi invasivi di cantina, per lasciare spazio all’espressione autentica dei terroir – spiega Luigino Bertolazzi, enologo di GRASPO –
siamo veramente lusingati di poter portare il nostro contributo a questo progetto che lega indissolubilmente questo intrigante vitigno ai suoi diversi areali.
Ci piacerebbe anche dimostrare la duttilità di questo vitigno dalle origini lontanissime, che si adatta bene ai vari metodi di vinificazione senza perdere identità e dinamismo e che sta conquistando i palati dei più curiosi grazie alla sua originalità e freschezza”.

Un’occasione unica per incontrare e conoscere meglio i tanti custodi protagonisti di questo originale progetto.
A San Gemini in Provincia di Terni é Leonardo Bussoletti, che oltre al Ciliegiolo coltiva nei suoi 10 ettari anche altri tradizionali vitigni Umbri come Grechetto, Malvasia e soprattutto Trebbiano Spoletino, a sottolineare che l’obiettivo è dimostrare come il Ciliegiolo sappia rimanere se stesso pur declinato in areali molto diversi, confermando un legame profondo con il paesaggio ed i produttori che lo custodiscono.
Credo molto nel Ciliegiolo e con l’Università di Milano nel tempo siamo riusciti a selezionarne circa 30 diversi biotipi -continua Bussoletti – i migliori sono stati messi a dimora in tre diversi Cru aziendali come Colleozio su suoli argillosi, calcarei, Brecciaro a matrice rocciosa e Ramici dove il terreno è particolarmente sabbioso.
A Pitigliano è Stefano Formigoni titolare di Villa Corano a darci la dimensione del progetto che prevede una mappatura semplificata degli areali omogenei, individuati per caratteristiche pedologiche.
In Provincia di Grosseto le zone di Pitigliano e Sorano (tufo vulcanico), Manciano, Scansano, Grosseto stessa.
Spostandoci in Provincia di Pisa le aree sono quelle di Cecina e Riparbella.
Infine, nella Provincia di Terni saranno esaminate Narni (roccia), San Gemini (argilla), Alviano (sabbia). Il Ciliegiolo spiega Formigoni, che guida da poco anche il Consorzio di tutela di Pitigliano e Sovana, è sicuramente un vitigno su cui investire per il nostro futuro, e queste ricerche ci consentiranno di avere nuove storie da imbottigliare.
Le zone non sono casuali.
Infatti, fanno riferimento alle prime aziende aderenti: Leonardo Bussoletti (Narni), SASSOTONDO di Carla Benini(Pitigliano e Sovana), Cantina di Pitigliano, Villa Corano (Pitigliano), Montauto (Manciano), Antonio Camillo (Manciano), Cinelli Colombini (Scansano), Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano (Scansano).
E proprio alla Cantina del Morellino incontriamo Alessandro Fiorini consulente agronomico della Cantina.
“ Il Ciliegiolo – spiega – da sempre appartiene a questo territorio essendo inserito nel disciplinare fin dall’origine, poi la grande attenzione verso il Sangiovese lo aveva un po messo in ombra. Oggi invece sta tornando assoluto protagonista per le sue peculiari e moderne caratteristiche, equilibrio, colore brillante e grande freschezza che stanno intrigando non poco sempre più consumatori“.
“È un vitigno che matura presto e con buccie molto interessanti – precisa Benedetto Grechi – presidente della Cantina, noi ne abbiamo in dote circa 50 ettari distribuiti in diversi areali e sta costantemente crescendo anche nell’interesse dei soci per i nuovi impianti, per questo crediamo molto in questo nuovo progetto che nei prossimi anni intendiamo allargare ad altre realtà della Toscana e del Centro Italia, con l’intento di costruire una rete sempre più rappresentativa “.
Il Ciliegiolo è veramente un vitigno contemporaneo che guarda con determinazione al suo futuro.
Il viaggio continua
Di Aldo Lorenzoni
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri