Tribuna

Champagne, troppe giacenze in cantina

Champagne, troppe giacenze in cantina Il Comité Interprofessionnel, che riunisce 16.000 "Vigneron" e 350 "Maison"

Champagne, troppe giacenze in cantina

David Chatillon, copresidente del Comité Interprofessionnel du vin de Champagne

Il Comité Interprofessionnel, che riunisce 16.000 “Vigneron” e 350 “Maison” (da Reims ad Épernay, alla Valle della  Marna), in vista della vendemmia 2025 ha deliberato di ridurre le rese per ettaro.

Maxime Toubart, presidente del Syndicat général des Vignerons e copresidente del Comité dello Champagne

Ricordate la famosa telenovela messicana interpretata da Verònica Castro dal titolo emblematico  “Anche  i ricchi piangono”? In Italia ebbe un successo talmente vasto che la frase è entrata nel gergo giornalistico per indicare la situazione critica che anche personaggi benestanti e dal livello di vita agiata devono affrontare.

In questa situazione oggi si trovano i vigneron francesi di una delle zone vitivinicole più famose al mondo: la Champagne che è ormai allineata, in tempi di crisi, ad altre due zone della Francia che stanno vivendo un momento difficile, Bordeaux e Borgogna. In particolare la zona di Bordeaux che in seguito alla contrazione globale dei consumi, alla mannaia dei dazi minacciati da Trump, ai nuovi stili di vita, alla disaffezione dei giovani e ai cambiamenti climatici, è costretta ad estirpare migliaia e migliaia di ettari di vigneto pregiato.

Anche in Italia sono stipati in cantina oltre 43 milioni di ettolitri di vino

La spettacolare distesa di vigneti da Reims ad Épernay, nel cuore della Champagne

Cambia, dunque, lo scenario. Il vino si vende meno di una volta e le rimanenze in cantina sono una preoccupazione (non solo francese, anche in Italia ad oggi sono stipati in cantina oltre 43 milioni di ettolitri di vino invenduto: in pratica un’intera vendemmia).

La situazione di crisi viene affrontata affidandosi a nuove strategie, a livello produttivo, con l’obiettivo di riequilibrare il mercato. 

E anche la zona dello Champagne, le bollicine più prestigiose e iconiche del mondo, uno dei simboli scintillanti della Francia enoica, è costretta ad adeguarsi. 

Le rese per la prossima vendemmia saranno abbassate a 90 quintali per ettaro

Épernay, la capitale dello Champagne, dove ha sede il Comité Interprofessionnel

In questo periodo, come ogni anno, i vigneron e le maison della Champagne si riuniscono ad Épernay per fare il punto della situazione nella sede del “Comité Interprofessionnel du vin de Champagne”, l’organizzazione che rappresenta oltre 16.000 viticoltori e 350 maison, per definire congiuntamente le condizioni per la prossima vendemmia.

Francesco Moser e Dom Perignon

La novità è che anche quest’anno le rese dovranno essere abbassate. Infatti, la resa commercializzabile per il 2025 è stata fissata a 90 quintali per ettaro. Una decisione, come si legge in una nota del Comité, che è “frutto di uno sforzo collettivo tra viticoltori e maison di Champagne e che fa parte di un graduale processo di riduzione delle scorte per riadattare la produzione alle realtà del mercato e preparare collettivamente un futuro sereno.”

Non è una novità, considerato che la resa commercializzabile per il 2024 era stata fissata a 100 quintali per ettaro, un livello inferiore rispetto al raccolto del 2023 (114 quintali) che teneva conto della situazione dei mercati. 

Facendo un rapido calcolo, dunque, in due anni la produzione ha avuto una costante riduzione di bottiglie (alcune milioni all’anno) da immettere sul mercato, in un percorso che continua ancora in questa direzione. 

Il Comité de Champagne è preoccupato per l’instabilità geopolitica ed economica

Alice Paillard, della maison di Reims, ospite del Festival del Trentodoc (foto Matteo Rensi)

Il Comité  Interprofessionnel du vin de Champagne ha precisato che “sebbene il settore vitivinicolo offra grandi prospettive, il contesto economico globale rimane caratterizzato da incertezza.

L’instabilità geopolitica ed economica, unita alla crescente volatilità dei comportamenti dei consumatori, rende le previsioni più complesse. In questo clima in continua evoluzione, le spedizioni di Champagne mostrano una relativa stabilità, segno di un mercato resiliente.

Ma questa situazione spinge il settore ad agire con cautela, ad adattare le proprie decisioni a una realtà complessa, pur mantenendo una visione ambiziosa per il futuro.”

“Determinante lo spirito di coesione di fronte alle sfide del mercato”

Champagne Gaiffe Brun

Maxime Toubart, presidente del Syndicat général des vignerons e copresidente del Comité Interprofessionnel du vin de Champagne, ha mandato, comunque, un messaggio di fiducia: “La decisione di ridurre le rese riflette la filosofia che da sempre contraddistingue lo Champagne.

Una decisione lungimirante e responsabile, capace di agire con moderazione in un mondo in continua evoluzione, pur mantenendo una fiducia incrollabile nei propri punti di forza fondamentali. Dimostra uno spirito di coesione di fronte alle sfide e una costante capacità di proiettarsi con ambizione.” 

Dello stesso tenore, e quindi incentrata sull’ottimismo, l’opinione dell’altro copresidente, David Chatillon: “Con la sua riconosciuta competenza, un’immagine globale unica e un impegno costante per una viticoltura sostenibile, lo Champagne continua a sostenere i valori per cui è rinomato. Questo ottimismo si basa su una comprovata capacità di adattarsi, innovare e costruire il futuro con ambizione, senza mai perdere di vista la realtà del presente.”

Meno brindisi in Francia e calo di oltre il 10% anche nelle esportazioni

Le vendite, per quanto riguarda il 2024, non hanno fatto brindare lo Champagne. A gennaio 2025 il Comité aveva stimato spedizioni totali a 271,4 milioni di bottiglie (in calo del 9,2% sul 2023) e per il mercato francese, 118,2 milioni di bottiglie (-7,2% sul 2023).

Giù anche le esportazioni, pari a 153,2 milioni di bottiglie (-10,8% nei confronti dell’anno precedente). Comunque, la stagione vitivinicola 2025, secondo il Comité, si preannuncia favorevole. I vigneti mostrano una certa omogeneità e, grazie a condizioni meteorologiche generalmente miti, le viti hanno beneficiato di un ambiente favorevole al loro sviluppo.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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