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Variazioni climatiche e responsabilità

Fin da quando esiste l’agricoltura, il contadino sa che contro la Natura non può lottare, deve assecondarla, adattando le coltivazioni alle condizioni climatiche.

In questa stagione si fanno i conti con la vendemmia e molti vignaioli lamentano le “anomalie di un meteo sempre più protagonista”. E così ogni anno dell’ultimo passato.
Una cantilena perpetua dare la colpa di tutto ai “cambiamenti climatici”.

Manifestazioni climatiche “anomale” come le gelate primaverili, le grandinate improvvise, una siccità prolungata alternata ad ondate di caldo persistente, influiscono da sempre sui raccolti e appartengono al ciclo della Natura.

Certo di colpe l’uomo della civiltà industriale ne ha nell’evoluzione dei cambiamenti climatici e deve fare tutto il possibile per rimediare ai disastri che, in nome del progresso, ha compiuto in solo un centinaio di anni.

Secondo la Bibbia (e anche secondo i testi sacri di altre credenze religiose e spirituali) la Terra è stata affidata agli esseri umani con il compito di “dominare” su di essa e nello stesso tempo allo scopo di curare, proteggere e preservare la Natura in modo da assicurare la sopravvivenza di ogni generazione futura.

E di usare le sue risorse a beneficio, non a danno, perché “dominare” deriva direttamente dal latino “dominus”, il signore della “domus”/casa, il padrone, il capo, colui che si prende la responsabilità delle decisioni e deve agire per il meglio.

La Terra, invece, viene sempre più manipolata e sfruttata per interessi economici di pochi.

Così si deforestano enormi aree considerate il “polmone verde” del Pianeta, boschi interi sia in Amazzonia sia in Europa vengono sacrificati per ricavarne spianate da coltivare a vigneti o ad erbaggi per animali (a loro volta sfruttati per il fabbisogno umano, che tra l’altro soddisfa solo una parte della popolazione mondiale dove per di più è anche sovrabbondante).

Si deviano e si sotterrano corsi d’acqua per costruirci sopra palazzi e fabbriche, si cancellano prati e campi coltivati per farne strade e si perforano montagne per vie di scorrimento veicolare e ferroviario più veloce, si abbattono alberi ed arbusti per ricavarne parcheggi, e in città spariscono viali alberati per ottenere marciapiedi più larghi o piste ciclabili.

Non va proprio bene la smania di cementificazione, i cui interessi di profitto economico contrastano con le prediche sulla tutela del paesaggio, dell’ecosistema e la salvaguardia della biodiversità.

L’uomo avrà sempre la responsabilità principale dei disastri ambientali, delle frane, delle alluvioni e dei danni materiali che questi eventi provocano, nonché della perdita di vite umane.

Non è difficile capire che le foreste, i boschi, anche un singolo albero, hanno la capacità di ridurre gli impatti delle variazioni climatiche: con le loro radici assorbono anche l’acqua in eccesso e proteggono dalle forti inondazioni e riducono la siccità, con le loro chiome assorbono il calore e trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, raffreddando l’aria.

Non si può dare la colpa al Clima che “cambia” se prima non si provvede a difendere la Natura.

Maura Sacher


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