Stile e Società

Regole e disciplinare per il Whisky Giapponese

Il primo disciplinare che detta regole precise su cosa si intende per whisky giapponese è stato approvato nel paese dei samurai.

Il primo disciplinare che detta regole precise su cosa si intende per whisky giapponese è stato approvato nel paese dei samurai.

Assai severe le nuove norme dato che in Giappone non esisteva un disciplinare di produzione per il whisky indigeno.

Fino adesso era sufficiente che un prodotto fosse miscelato, determinato di gradazione e imbottigliato nel territorio del Sol Levante per essere commercializzato come “whisky giapponese”.

Non è assolutamente difficile trovare bottiglie etichettate come “Japanese Whisky” che contengono prodotti distillati altrove.

Le nazioni che forniscono il prodotto sono Canada, Irlanda e Scozia.

La Scozia negli ultimi sei anni ha quadruplicato le esportazioni di Scotch a causa della esplosione commerciale in Giappone causata dalla moda di bere questa bevanda.

Le regole introdotte per adesso sono seguite su adesione volontaria e diventeranno obbligatorie dal 31 Marzo 2024.

Valgono però a livello morale per tutti gli associati alla Japan Spirits & Liqueurs Makers Association che include i principali produttori nipponici.

Il fulcro del disciplinare recita che la saccarificazione, la fermentazione e la distillazione devono essere effettuate in Giappone.

Il prodotto distillato non deve superare il 95 % ABV – Alcohol by Volume. Deve essere invecchiato per almeno 3 anni in botti di legno con capacità non superiore ai 700 litri.

Può essere imbottigliato con un ABV minimo di 40°. Le nuove disposizioni hanno lo scopo di fare ordine e chiarezza nel settore anche se lasciano un certo margine ai produttori.

Gli “Standards for labelling Japanese Whisky” non impediscono di mettere in etichetta caratteri kanji.

Sono i simboli della scrittura di origine cinese usata in Giappone che possono fuorviare i consumatori essendo incomprensibili ai più.

Le nuove regole impongono l’utilizzo di cereali maltati e quindi i produttori di whisky di riso sono automaticamente esclusi.

I distillati ottenuti dal riso fermentato e invecchiato in legno come il tradizionale Sochu hanno una tradizione di oltre 500 anni.

Adesso sono collocati in una zona grigia causata dalla nuova ma necessaria regolamentazione.

Umberto Faedi 


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Redazione

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