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Un’eccellenza agricola da sviluppare: il pioppo

Torneranno a svettare nei nostri paesaggi rurali gli alti fusti dei pioppi. Un accordo interregionale sulla pioppicoltura è stato sottoscritto nei mesi scorsi da cinque Regioni del Nord-Est, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna inclusa, e confermato recentemente dalla XIII Commissione della Camera con una propria Risoluzione.

Il pioppo è, dunque, considerato una risorsa agricola da incrementare nel suo valore aggiunto del prodotto finale in un settore, quello della filiera legno-arredamento, che in Italia porta un saldo attivo nella bilancia dei pagamenti per sei miliardi di euro, con un fatturato nel 2011 di 32 miliardi.
Costituisce il terzo settore italiano per contributo alla bilancia commerciale, in saldo attivo di circa 6 miliardi di euro, e occupa 400 mila dipendenti su 75 mila imprese a livello nazionale.

«In Italia siamo scesi dai 165 mila ettari dedicati alla pioppicoltura negli anni ’60 ai 55 i odierni», ha spiegato Paolo Fantoni, presidente Assopannelli al convegno per illustrare l’accordo interregionale sulla pioppicoltura, «il consumo di solo legno di pioppo in Italia è attualmente di 2,5 milioni di metri cubi ed è coperto solo per 950 mila metri cubi dalla produzione nazionale».

Il mondo agricolo ha un altro spazio dove avviare una strategia di rilancio, puntando sul pioppo, nell’ottica della nuova strategia ambientale dell’Unione europea, che dà l’opportunità di riconoscere le aree coltivate a pioppeto quali “Aree di interesse ecologico” (Ecological Focus Area) e pertanto destinatarie di contributi “ecologici” (Greening).

«La piantagione di pioppo – si legge nell’Accordo interregionale per lo sviluppo della filiera del pioppo nelle regioni del Nord Italia – è tra i sistemi agro-forestali più efficaci per l’assorbimento di gas serra e per il riequilibrio del bilancio del carbonio. Il contributo della pioppicoltura tradizionale è sempre positivo, grazie all’effetto di ‘carbon stock’, ossia dell’immagazzinamento del carbonio nei prodotti legnosi e dei suoi derivati. La pioppicoltura è in grado di adattarsi agli scenari del cambiamento globale, con incrementi di produttività in condizioni di maggior concentrazione di CO2».
I pioppeti inoltre riducono l’erosione dei terreni agricoli, consolidano il territorio, favoriscono il regolare deflusso delle acque, formano barriere frangivento, permettono di usare una quantità di fitofarmaci da 2 a 15 volte inferiore rispetto alle colture agrarie.

Il presidente dei pioppicoltori friulani di Confagricoltura Fvg, Marco Cucchini, in una recente assemblea dell’associazione, ha avuto conferma dall’assessore alle Risorse agricole Sergio Bolzonello, che, grazie all’attenzione dimostrata dalla Regione e alle Misure del Programma di sviluppo rurale, ci sono possibilità di risorse importanti per l’obiettivo di rilancio della pioppicoltura in regione, le quali consentiranno di raddoppiare le superfici di coltivazione nell’arco di 5 anni.
Attualmente, i 90 pioppicoltori del FVG (tutti certificati Pefc) coltivano 1.800 ettari, avendo perso, negli ultimi anni, circa il 43 per cento della propria superficie coltivata.

Il pioppo prodotto in Fvg ha una qualità superiore riconosciuta dal mercato, con i più belli e migliori esemplari del mondo di questo albero.

Maura Sacher


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