I Viaggi di Graspo

Willi, Termeno ed il Gewürztraminer

Willi, Termeno ed il Gewürztraminer Una visita veramente Epokale per Graspo alla Cantina di Termeno guidati da un custode di eccezione

Willi, Termeno ed il Gewürztraminer

Willi Stürz guida la degustazione

Una visita veramente Epokale per Graspo alla Cantina di Termeno guidati da un custode di eccezione e con la benedizione di Padre Ottavio arrivato per l’occasione da Capo Verde

“Mi chiamo Willy Stürz e sono l’enologo da trent’anni della Cantina di Termeno sono nato anche a Termeno e quindi qui mi sento veramente a casa. Questa Cantina è stata fondata nel 1898 dal parroco di Termeno Christian Schrott oggi è una cantina che dispone di circa 280 ettari di superficie vitata di cui due terzi  in comune di Termeno ma abbiamo vigneti anche ad Egna e Montagna che sono figli della fusione del 1971 con la Cantina di Egna,  più altri vigneti a Cortaccia, Margreid e a Caldaro. 

Willi Stürz con Paddele Ottavio ed i Rnigler

Il 70% sono vitigni a bacca bianca di cui circa il 23% a coltivati a Gwürztraminer che è la nostra perla. Sono circa 50 /60 ettari, tutto il resto è diviso tra Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco,Sauvignon, Müller e Moscato giallo per le varietà a bacca bianca. Mentre per quanto riguarda le rosse primeggiano la Schiava ed il Pinot Nero. 

I vigneti sono posizionati dai 250 m fino a 850 metri sul mare ma la maggior parte dei vigneti si trova a circa 600 metri.

Abbiamo circa 300 soci ma di fatto rappresentano 150 famiglie, un sistema che sembra difficile da gestire ma dagli anni 80, come successo anche per tante altre cantine dell’Alto Adige, oggi questo è un sistema che si sta dimostrato virtuoso per lo stretto rapporto tra i viticoltori, che sono i veri professionisti in vigna, perché seguono attentamente tutte le indicazioni del nostro agronomo Daniel Mair.

Giacomino ed Ottavio Fasano

La struttura di piccoli singoli appezzamenti e il coinvolgimento diretto dei singoli piccoli produttori ci permette di agire in modo capillare, rispettando l’esigenza e le particolarità distintive di ogni micro zona. 

Il grande vantaggio della cooperativa è la possibilità di agire prontamente per gestire i lavori durante l’anno.

La fase della vendemmia è veramente strategica perché possiamo aspettare il miglior momento della maturazione con una reattività da parte dei soci molto importante perché dispongono di personale legato alla famiglia, visto spesso che coltivano anche le mele. 

Trasporto, competenza e senso di appartenenza sono le sensazioni forti che Willi trasmette anche quando presenta nel calici i grandissimi vini di questa Cantina recentemente premiata come la migliore Cooperativa Vinicola al mondo nel concorso CO-OP 2025 dalla rivista tedesca Weinwirtschaft.

Le cantine sociali in Alto Adige nascono attorno ai primi del novecento in un momento molto difficile perché i viticoltori erano alla mercé di pochi commercianti vista la superficie molto ridotta dei vigneti tanto da rendere molto difficile ipotizzare delle vinificazione in proprio.

Nel caso della Cantina di Termeno, il parroco del paese era anche un deputato al parlamento di Vienna e quindi con gli agganci giusti ha trovato la via per fondare una cantina sociale in questa situazione molto drammatica.

Bottaia Tramin

Una cantina che fino agli anni 80 faceva soprattutto vino sfuso da vendere all’estero con la varietà Schiava che arrivava anche fino all’80% e questo vino si vendeva in Austria Germania, Svizzera .

La vera svolta per l’Alto Adige è arrivata grazie ad alcuni pionieri come Alois Lageder e Luis Raifer, con una spinta verso l’altissima qualità partendo da una gestione strategica dei vigneti e abbandonando un pochino la Schiava e puntando decisamente verso i vitigni a bacca bianca.

Qui la Viticoltura c’è sempre stata prima, precisa Willi, prima i Reti, poi i Romani e fino al medioevo ed i vitigni erano soprattutto bianchi .

Secondo le ultime ricerche, condotte da Barbara Raifer ricercatrice a Laimburg,  possiamo ipotizzare che diversamente da quanto si credeva il Traminer sia genitore del Pinot nero e non suo figlio. 

Un vitigno che arriva qui partendo però da lontano e tante sono le ipotesi, alcune lo vogliono nato in Germania nella regione del Reno, altre lo vedono probabilmente arrivare dalla Valle della Loira dove è conosciuto come Savagnin.

Willi Stürz con Paddele Ottavio ed i Rnigler

Di sicuro ha legami genetici forti con il Pinot e con il Liseiret o Gouais Blanc, vitigni che Graspo vinifica in purezza da almeno cinque anni avendolo ritrovato in Alta Lessinia.

Per la sua diffusione sono state strategiche soprattutto quelle reti di comunicazione tra i monasteri. 

Padre Ottavio Fasano

Ma dobbiamo arrivare agli anni 80 per la sua vera esplosione in questo territorio, fino ad allora la disponibilità Traminer era minima perché qui dominava la Schiava. 

Possiamo dire che la nostra cantina, comtinua Willi, ha aperto veramente il mercato per questo vitigno anche grazie al rapporto molto stretto con la ristorazione e la gastronomia italiana. Ma attenzione questa è una varietà molto esigente.

 Bisogna piantarla nelle zone giuste attorno direi ai 300 m sul livello del mare fino ai 400 perché ha bisogno di insolazione e temperature più alte è una varietà che diversamente dalle altre bisogna portarlo a casa ad acidità basse e pH piuttosto elevato, proprio perché possa esprimersi al meglio. 

Tutti i Graspisti a Termeno

La degustazione sembra una sinfonia sempre in crescendo che permette di cogliere tutte le sfumature di questo particolare vitigno fino alla sua massima espressione.

Eduard Ranigler

Un vino unico, figlio del tempo e di lunghi affinamenti nel cuore della montagna, un vino pluri premiato che chiude una degustazione veramente Epokale.

Proprio il momento migliore per un caloroso benvenuto a Padre Ottavio Fasano giunto per l’occasione dalla sua missione di Capo Verde dove da oltre cinquant’anni segue tanti progetti di sviluppo e sostegno alle comunità locali.

Ed un grazie ad Eduard Ranigler per l’organizzazione.

Vitigni dal passato per vini contemporanei che guardano al futuro.

Il viaggio continua.

Di Aldo Lorenzoni, foto di Gianmarco Guarise


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