
A Vini Milo 2025 GRASPO porta tutta la Biodiversità del Vulcano

Buona la prima, anzi ottima per GRASPO a ViniMilo. Debuttano sul vulcano I patriarchi della Vite, di padre in figlio, il nuovissimo format per raccontare in modo originale i vitigni fondativi italiani come Liseiret, Vulpea, Garganega e Strinto Porcino fino al Carricante ed ai loro innumerevoli figli.
Ed è subito tutto esaurito.
Protagonisti con GRASPO, il sindaco Alfio Cosentino, Danilo Trapanotto ed il gruppo Onav di Catania, Edoardo Ventimiglia e Claudio D’Onofrio dell’Universita’ di Pisa con l’Atlante di parentela genetica dei vitigni italiani.

In una ViniMilo mai così ricca, con 47 appuntamenti di qualità distribuiti in 17 giorni, un evento quasi epocale da sembrare un vero Festival del Vino e del cibo non poteva mancare una prima assolutamente originale ed innovativa.
A presentarla naturalmente GRASPO (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità Viticola) che ha trovato in uno straordinario e curioso Danilo Trapanotto e tutto il suo team dell’Onav Catania un partner ormai assolutamente consolidato.

Le persone ed il posto giusto quindi per un confronto a tutto campo sugli studi fino ad ora fatti sul germoplasma della vite in Italia con un dinamico e motivato Claudio D’Onofrio dell’Università di Pisa che è amministratore del Database Viticolo Italiano (Italian Vitis Database, https://vitisdb.it/) è primo autore corrispondente di uno studio sull’Atlante delle parentele di circa 600 vitigni italiani da vino genotipizzati utilizzando i marcatori molecolari SNPs (D’Onofrio et al., 2021. Parentage Atlas of Italian Grapevine Varieties as Inferred From SNP Genotyping; https://doi.org/10.3389/fpls.2020.605934) .

Il germoplasma viticolo italiano, spiega, è caratterizzato da un’elevata ricchezza di varietà, molte delle quali iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Ma cosa significa esattamente questa ricchezza di varietà? E come può essere valorizzata?
La domesticazione della vite coltivata, Vitis vinifera L. subsp. sativa (DC.) Hegi, è iniziata oltre 10.000 anni fa dal suo parente selvatico, la dioica Vitis vinifera L. subsp. sylvestris (Gmel.) Hegi, nella regione che si estende dal Caucaso meridionale alla Mezzaluna Fertile fino ai paesi dell’Asia centrale.

Da lì, la vite domestica e la viticoltura è stata gradualmente diffusa in Europa e Nord Africa e poi in tempi più recenti nelle principali aree viticole degli altri continenti.

I risultati dello studio sull’Atlante delle parentele hanno evidenziato che la maggior parte dei vitigni da vino italiani hanno origine da poche varietà geograficamente distribuite in più aree di influenza genetica che possiamo definire i patriarchi.
Queste varietà fondatrici sono lo Strinto porcino e la sua progenie il Sangiovese, Visparola da cui deriva la Vulpea , il Mantonico bianco, l’Aglianico, La Termarina alias Sciaccarello, il Bombino bianco, la Garganega, l’Orsolina, l’Uva Tosca ed il Liseiret o Gouais Blanc se consideriamo anche vitigni che hanno avuto un ruolo importante anche nella viticoltura Europea .

Queste varietà hanno avuto un ruolo chiave nell’evoluzione del germoplasma della vite italiana coltivata.
Le informazioni sulla parentela e sulla ricostruzione genealogica, spiega D’Onofrio, possono essere utilizzate per valorizzare i vitigni autoctoni e promuovere la produzione di vini di qualità, e gli strumenti di genotipizzazione sviluppati possono aumentare l’efficienza della gestione del germoplasma e aiutare a identificare le accessioni duplicate e risolvere problemi di nomi impropri.
Inoltre, un altro studio condotto da D’Onofrio (D’Onofrio, 2020. Introgression Among Cultivated and Wild Grapevine in Tuscany. https://doi.org/10.3389/fpls.2020.00202) ha evidenziato che alcuni vitigni autoctoni della Toscana, come anche altri vitigni diffusi nel resto dell’Europa, si sono originati da incroci naturali tra vitigno domestici e la vite selvatica diffusa nei boschi della Toscana.
Questi importanti passi avanti sono il risultato di un lavoro di squadra che ha coinvolto viticoltori, custodi di germoplasma e ricercatori. La collaborazione tra questi attori è fondamentale per raccogliere informazioni preziose sulla storia dei vitigni italiani e comprendere l’identità dei vini di ogni territorio.
Su queste importanti scoperte, GRASPO ( www.graspo.wine)per la prima volta ha voluto proporre un format molto suggestivo, quasi una verticale generazionale con le degustazioni (quasi) impossibili di alcuni dei vitigni fondativi del patrimonio ampelografico italiano confrontati con alcuni dei loro figli, esperienza innovativa, spiazzante e non scontata che ha entusiasmato giornalisti, assaggiatori e produttori non solo dell’Etna.. e per alcuni vitigni rari una prima a livello mondiale.
Quattro i patriarchi scelti da GRASPO per questo debutto, quattro vitigni che da soli possono essere ritenuti fondativi per quasi la metà di tutte le varietà oggi conosciute e coltivate in Italia.
Si parte con la Garganega che nel lavoro di sintesi di D’Onofrio risale nel tempo tutta la penisola generando con incroci naturali molti vitigni importantissimi come Malvasia di candia, Marzemina Bianca,Montonico, Albana e Trebbiano Toscano fino a trovare una ideale casa nei suoli vulcanici della Lessinia in Veneto.
In degustazione quindi oltre alla Garganega tre dei suoi numerosi figli

partendo dalla Dorona (Garganega x Besmestia), Catarratto ( Garganega x Mantonico) ed infine una scoperta recentissima di GRASPO la Rossa Burgan ( Garganega x Cavrara) un rosso originalissimo realizzato in microvinificazione raccogliendo le uve da un’unica pianta.
Si passa quindi ad un altro Patriarca, il Liseiret o Gouais Blanc sicuramente il vitigno più antico e prolifico tra quelli conosciuti avendo generato oltre 120 vitigni conosciuti di cui almeno 80 coltivati. Un vitigno che basa la sua identità su finezza e forza acidità ritrovato da GRASPO in Alta Lessinia nel Veronese dove non era mai stato segnalato. Tra i suoi figli più noti il Riesling, il Furmint, la Ribolla Gialla, la Schiava e con legami genetici forti anche con il Pinot ed il Traminer.
In degustazione tre perle enologiche come la Pinella ( Liseiret x sconosciuto) da un vigneto dei Colli Euganei di Cà Lustra, la Piccola Nera ( Liseiret x Vulpea ) un unicum rarissimo figlio di due fondativi caratterizzato da un rosa naturale e ritrovato a Muggia vicino a Trieste da Nicolini.
Infine sua maestà lo Chardonnay (Liseiret x Pinot Nero) un vitigno che in alcuni territori a causa dell’evoluzione climatica potrebbe presto aver bisogno dell’aiuto di suo…padre.
Il terzo vitigno fondativi proposto è la Vulpea originata dalla Visparola, un vitigno che si è diffuso velocemente nel tempo ma che poi è stato ovunque sistematicamente dimenticato.
Un rosso di carattere, profumato e molto moderno, nel veronese lo ritroviamo anche con il nome di Quaiara e nei Colli Euganei come Doretta o Sciavetta e ad oggi unico genitore conosciuto di una varietà che sta riscrivendo la storia della viticoltura nel Veneto come la Glera.
Veramente molto originali i sui tre figli presentati da GRASPO a ViniMilo come il Cjanorie (Vulpea x Vinoso Rosso) un vitigno valorizzato al meglio dall’azienda Bulfon in Friuli.
La Molinara ( Vulpea x sconosciuto) vitigno storico della Valpolicella ed una assoluta scoperta di GRASPO, la Brepona ( Vulpea x Dindarella ) un bianco di carattere e molto longevo anche se generato stranamente da due vitigni a bacca rossa.
A chiudere il poker d’assi dei vitigni fondativi il Sangiovese vitigno rivelatosi strategico non solo per le tante importanti denominazioni che lo utilizzano ma anche per il numero e la qualità dei suoi figli.
Anche in questo caso siamo di fronte ad un vitigno che se probabilmente originato in Calabria si è poi mosso con dinamismo in vari areali trovando finalmente i suoi luoghi ideali di produzione, come testimoniato dal Sangiovese presentato dalla Cantina del Morellino a Scansano.
Tra i figli selezionati il Frappato (Sangiovese x sconosciuto) un rosso intrigante ed inesauribile che ben testimonia il suo carattere siciliano ed il Ciliegiolo ( Sangiovese x Moscato Violetto) proposto e raccontato da Edoardo Ventimiglia dell’azienda Sassotondo a Pitigliano.
Un’occasione importante anche per presentare il progetto Ciliegiolo & terroir ideato e sviluppato dalla Ciliegiolo Academy e che vede la partecipazione attiva di GRASPO.
Per concludere poi con il padrone di casa, il Carricante (Strinto Porcino x Visparola) vitigno strategico dell’Etna Bianco Superiore che si può fare solo a Milo.
Due intense ore con i calici in mano in un racconto avvincente ed assolutamente originale non solo nella forma ma anche nella sostanza guidato da Danilo Trapanotto, Enzo Vasta dell’Onav e da Luigino Bertolazzi di GRASPO
I Patriarchi della vite, di padre in figlio il nuovo format di GRASPO ha vinto la scommessa ed è pronto a girare tutta l’Italia confermando come Vini Milo ogni anno si riveli un vero laboratorio di idee e di innovazione.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri