
Màdér, una realtà sospesa tra sogno e futuro


Giuseppe e Giuseppe portano GRASPO in una incredibile dimensione.
L’invito è di quelli spontanei ma che

hanno allo stesso tempo il tono dell’ufficialità che integralmente riportiamo anche per dare la dimensione del fantastico mondo in cui operiamo.
“Buonasera, sono Giuseppe dell’azienda agricola Màdèr di Castelli Calepio, Bergamo.
Seguiamo con interesse il vostro lavoro, anche noi da sempre interessati alla biodiversità vitivinicola.
Quest’anno qui in paese ci siamo imbattuti in alcune piante di vite bianca di 30 anni coltivate a piede franco in una vigna ad uso privato, vigne mai trattate da sembrare resistenti e che da generazione la famiglia si tramanda.

Per ora abbiamo replicato alcune talee e abbiamo micro vinificato le uve di queste piante con ottimi risultati.”
Ed eccoci qui in un fantastico mondo che sembra sospeso tra sogno e realtà sui colli scoscesi della intrigantissima Valcalepio scrutando dall’alto il Lago di Iseo, le sinuose anse del fiume Oglio e le colline estreme della Franciacorta.
Una vista quasi impressionante con pendenze eroiche, vigneti suggestivi e vitigni unici come Franconia declinato in alcuni biotipi originali dell’Est Europa, Incrocio Terzi, Incrocio Manzoni 6.0.13, Invernenga e appunto vitigni sconosciuti tutti da indagare e conoscere meglio.
Ed i custodi qui sono due giovani e visionari amici Giuseppe Locatelli e Giuseppe Caldara con esperienze viticole ed enologiche sul territorio e che da qualche anno con entusiasmo e freschezza inseguono il loro sogno.
Un sogno che oggi si chiama Màdér.

Màdér è un termine dialettale. Indica il tralcio da frutto e deriva dal latino mātĕr, madre.

Màdér nasce in una delle tante province vitivinicole italiane, spiega Giuseppe Locatelli, la Valcalepio che per noi è una terra di mezzo, mai propriamente definita con confini che nel tempo si allargano e si restringono.

Un luogo, ma anche non luogo, dell’indefinito, dell’assenza e, di conseguenza, delle possibilità.
La nostra azienda nasce nel 2021 con l’idea di dare vita ad un vino che rispondesse prima di tutto alla nostra idea di vino.

Abbiamo iniziato a vinificare varietali territoriali come Incrocio Manzoni, Incrocio Terzi e Franconia.
Vitigni in gradi di mantenere un pH basso anche a piena maturazione. Questo ci permette di lavorare mosti con un pH che neutralizza naturalmente cattive fermentazioni, batteri e altro e in secondo luogo per ottenere vini di beva, con una spalla acida.

Piuttosto che definire preferiamo attraversare, rimarca Giuseppe Caldara, e attraversare il territorio intorno a noi vuol dire esprimerlo, interpretarlo. Ma nello stesso tempo esprimere e interpretare noi stessi, il nostro vissuto, i nostri sogni.

Dentro ogni bottiglia portiamo ciò che ci circonda. Nessun dogma o imposizione, fuori dalla comfort zone dei termini rassicuranti, dentro la ricerca del fare e del domandarsi.
Lavoriamo in maniera integrale, partendo da fermentazioni spontanee, senza chiarifiche o filtrazioni.
Le scelte che facciamo, in vigna e in cantina, sono la diretta conseguenza della nostra idea di vino. Lavorare sano in campo, valorizzare in cantina.
Con l’obiettivo di conservare la vita fino alla bottiglia.
Questa per noi è l’essenza del naturale.

Coltiviamo e vinifichiamo uve che rispondano all’esigenza di interpretare al meglio la relazione che c’è tra noi, il suolo e l’ambiente che ci circonda, vicini a varietali più territoriali, oltre l’autoreferenzialità dell’autoctono. Perché se autoctono significa prima di tutto evoluzione e adattamento al luogo, bisogna saperne leggere il senso alla luce dei cambiamenti climatici in corso.
Determinazione quindi e tanta curiosità che li ha portati ad osservare con attenzione un vitigno particolare.
Il vitigno che per il momento chiameremo Mader è stato trovato casualmente a Castelli Calepio, in una vigna ad uso domestico.
Il custode, oggi 75enne, dice di averla recuperata dal suocero che essendo deceduto non può dirci dove a sua volta l’ha trovata.
Le piante ritrovate sono gestite a siepe con potature minime. Attualmente ci sono 3 piante a piede franco.
Le viti si trovano in mezzo ad altri vigneti.

Non vengono trattate e ne le piante ne l’uva mostrano segni di peronospora o oidio.
Il grappolo sembra quello della Grisa Bianca, l’unica varietà a bacca bianca catalogata da Diego Compagnoni, agronomo della Provincia di Bergamo in un suo libro dedicato ai vitigni di questo territorio. Compagnoni la descrive con un grappolo medio e spargolo che presenta una colorazione più intensa quasi tendente al grigio per la parte esposta al sole.
E se queste caratteristiche coincidono la foglia invece è tutta diversa, decisamente pentalobata quella del Compagnoni e più rotondeggiante quella di Mader.
Per questo è importante fare una verifica del DNA di questa misteriosa pianta e anche per questo GRASPO è qui.
Vitigni dal passato per vini del futuro.
Il viaggio continua.
Di Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi, foto di Gianmarco Guarise
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