I Viaggi di Graspo

GRASPO a Siena per un incontro molto speciale con i vitigni a bacca bianca della Toscana

GRASPO a Siena per un incontro molto speciale con i vitigni a bacca bianca della Toscana

GRASPO a Siena per un incontro molto speciale con i vitigni a bacca bianca della Toscana

la sala del convegno

 Non solo Trebbiano e Malvasia ma anche Orpicchio, Grechetto, Procanico, Canaiolo Bianco, sono i vitigni rari a bacca bianca della Toscana che possono ridelineare il futuro enologico di questa Regione protagonisti dell’ultima tornata dell’Accademia della Vite e del Vino presso la’Enoteca Italiana di Siena guidata da Elena D’Acquanno. 

Un progetto che vede in prima fila anche Le Donne del Vino e tante Istituzioni per un vino originale, resistente ai cambiamenti climatici, complesso ma facile da bere, che racconti il territorio di produzione.

Dal tavolo dei relatori

Un progetto che parte dalla formazione di un tavolo di lavoro che avrà come sede di riferimento l’Enoteca Italiana Siena, l’Accademia Italiana della Vite e del Vino, l’associazione Donne del Vino della Toscana con Donatella Cinelli Colombini, i sommelier di AIS Toscana con il contributo del Consorzio Vino Toscana.

Il fermento nella ricerca degli autoctoni a bacca bianca è stato confermato dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino che proprio a Siena è sorta 76 anni fa e che per l’occasione ha messo sul piatto i vantaggi di creare l’opportunità di sviluppo di un grande vino bianco anche in questa terra.

Andrea Ciacci

 “Ci sono già degli studi compiuti sui vitigni bianchi autoctoni di queste terre – ha sottolineato il presidente dell’Accademia, Rosario Di Lorenzo – che non solo confermano una naturale predisposizione a diventare grandi vini, ma dal punto di vista agronomico sono più resistenti ad attacchi fungini, quindi al cambiamento climatico, di quanto non lo siano i vitigni rossi”. 

L’ampia variabilità nelle caratteristiche fenologiche e tecnologiche può dunque rappresentare un’opportunità per la valorizzazione di vitigni autoctoni ad uva bianca, adatti alle nuove esigenze della viticoltura della Toscana interna, nel contesto delle modificate richieste di mercato e del cambiamento climatico.

da sx Paolo Brogioni Valerio Zorzie Antonio Tebaldi

A confermare la strada da individuare le relazioni scientifiche, oltre quella del presidente, degli accademici dell’Accademia della Vite e del Vino: Claudio D’Onofrio, Università di Pisa, Giovan Battista Mattii, Università di Firenze, Paolo Storchi, CREA viticoltura ed enologia Arezzo e Angela Zinnai Università di Pisa e Donna del Vino.

Relazioni infatti di grande interesse anche per G.R.A.S.P.O. che da sempre si occupa di ricerca e conservazione dei vitigni rari italiani.

Un’occasione anche per un confronto a tutto campo con l’agronomo Valerio Zorzi, Andrea Ciacci dell’Università di Siena e Paolo Brogioni di Assoenologi sul progetto Senarum Vinea dedicato alla riscoperta e conservazione dei vitigni rari ritrovati entro le mura di Siena.

Qui GRASPO ha sottolineato che per la vite, conservare quindi la sua originale ricchezza genetica assume una particolare importanza in considerazione del profondo legame culturale tra vino e territorio, visto il millenario bagaglio di storia e tradizioni che, nel nostro paese, si è accumulato su questa specie.

Identità, Originalità, Peculiarità e Biodiversità sono oggi diventati valori da spendere per ogni territorio viticolo sul fronte della competizione e del mercato.

Foto di gruppo dei partecipanti

Con questa convinzione GRASPO ha intrapreso un originale percorso di ricerca, che facendo tesoro di quanto fatto nel passato, ha come ambizione quello di dare ai produttori nuovi stimoli e nuove suggestioni con cui guardare al futuro. 

Elena D’Aquanno presidente Fondazione Enoteca Italiana Siena ha quindi voluto sottolineare come l’incontro di oggi rappresenti un passo fondamentale verso una nuova stagione per la viticoltura toscana. 

Aver ospitato questo primo tavolo di lavoro presso i locali di Enoteca Italiana di Siena, nel cuore simbolico della storia del vino italiano, è per noi motivo di grande orgoglio. 

Abbiamo voluto fortemente favorire questo confronto tra ricerca scientifica, mondo produttivo e istituzioni, perché crediamo che la costruzione di un grande vino bianco autoctono per la Toscana interna possa essere una leva strategica per la valorizzazione del territorio, l’innovazione sostenibile e l’identità culturale. Il nostro impegno sarà quello di continuare a supportare questo percorso con visione, rete e competenze.

Vitigni dal passato quindi per i vini del futuro…anche in Toscana

Il viaggio continua

 

Di Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi, foto di Gianmarco Guarise

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