I Viaggi di Graspo

Dalla Lessinia alla Borgogna sulle tracce del Gouais Blanc

Dalla Lessinia alla Borgogna sulle tracce del Gouais Blanc

Dalla Lessinia alla Borgogna sulle tracce del Gouais Blanc

Un patriarca della viticoltura.  Cosa hanno in comune vitigni come lo Chardonnay, il Gamay e l’Aligoté? 

Sicuramente il territorio di origine dove si sono inizialmente affermati prima di diffondersi anche in altre zone e poi sono tutti figli del Pinot e di un vitigno rarissimo come il Gouais Blanc che GRASPO ha ritrovato in Alta Lessinia e che vinifica ormai da cinque anni…

 

Attraversare la Borgogna da sud a nord vuol dire attraversare idealmente una parte importante della viticoltura francese e forse non solo.

Alcuni splendidi grappoli di Gouais Blanc o Liseiret

Dal Beaujolais allo Chablis incontrando Il Mâconnais, la Côte Chalonnaise, la Côte de Beaune, La Côte de Nuits per arrivare alla splendida Digione oggi sede dell’O.I.V.( International Organisation of Vine and Wine).

Una vera e propria ONU del vino dove GRASPO con il libro 100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia (che raccoglie le più belle storie di conservazione del nostro straordinario patrimonio viticolo) ha conquistato l’Award 2025 nella categoria “ Viticoltura“.

Due splendidi grappoli di Gouais Blanc o Weisser Heunisch o Leiseret

Un prestigioso premio che arricchisce di ulteriore valore il lavoro di ricerca di GRASPO, e che apre una finestra importante  sui vitigni rari mettendo in risalto i tanti testimoni della ricca Biodiversità viticola dell’Italia in un viaggio ideale dalla Valle D’Aosta all’Etna.

Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vitigno e del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi.

Ed una di queste storie, per noi forse la più bella, ci racconta della scoperta in Alta Lessinia in un vigneto ancestrale dei custodi Marino e Dario Anselmi del Gouais Blanc un vitigno antichissimo a  bacca bianca ritenuto rarissimo se non addirittura scomparso nel nostro areale dato che oggi è relegato ai margini dal punto di vista colturale ma che nel passato ha avuto un ruolo genetico fondamentale nello sviluppo dell’assortimento varietale centro europeo. 

Esso è infatti il genitore di una ottantina di vitigni attualmente coltivati, tra cui, in partnership con il Pinot, di alcuni internazionali noti a tutti quali lo Chardonnay, l’Aligotè e il Gamay (Boursiquot et al., 2004; Lacombe et al., 2013; Maul et al., 2015). 

Vitigni notissimi che con il Pinot Nero sono definiscono la viticoltura della Borgogna.

Il Pinot, ci ricorda Attilio Scienza nel suo libro “ La Stirpe del Vino”, ha un ruolo di primo piano nella genesi di molti vitigni importanti.

 La genetica non è ancora riuscita a chiarire, chi sia venuto prima, se il Pinot o il Traminer.

 Ciò che è certo è che i due vitigni sono legati da una relazione di primo grado genitore-figlio. 

Per lungo tempo si è ritenuto che il Pinot fosse il risultato di un incrocio spontaneo fra il Traminer e una varietà definita Pinot meunier («mugnaio», in francese), chiamato così per la fitta peluria delle sue foglie che le fa sembrare sporche di farina -, una forma ancestrale di Pinot. 

Bel grappolo di Liseiret:Gouais blanc

Questa ipotesi, tuttavia, è stata successivamente ritenuta non valida.

Pinot nero e Gouais Blanc sono quindi vitigni fondativi, veri e propri patriarchi della viticoltura Europea e non solo.

Lo Chardonnay è infatti uno dei vitigni più conosciuti e piantati al mondo, famoso per la sua versatilità e la sua capacità di esprimere il terroir in cui viene coltivato. Ma da dove deriva il suo nome?


Le teorie sono numerose e affascinanti, legate a etimologie latine, riferimenti geografici e persino leggende medievali. Una tra le più accreditate è quella che lo collega a un piccolo villaggio della Borgogna, in Francia.

Nel dipartimento della Saône-et-Loire, esiste infatti un borgo chiamato Chardonnay, che molti studiosi ritengono essere il luogo d’origine del vitigno. Questo toponimo deriverebbe dal termine latino Cardonnacum, che significa “luogo ricco di cardi” (carduus in latino). 

Secondo questa ipotesi, la coltivazione della vite nella regione di Chardonnay avrebbe portato il vitigno a essere associato al nome del villaggio, diffondendosi poi in tutto il mondo con questa denominazione.

Un’altra teoria interessante riguarda il ruolo dei monaci cistercensi nella diffusione di questo vitigno in quanto nel medioevo svolsero un ruolo cruciale nello sviluppo della viticoltura in Borgogna. 

E proprio il nome Chardonnay sarebbe stato utilizzato per indicare un’uva di qualità superiore coltivata nei vigneti dei monasteri.

Il fatto che il villaggio di Chardonnay fosse situato in una zona sotto l’influenza dei monaci avrebbe contribuito alla diffusione del nome per identificare il vitigno, che successivamente avrebbe trovato la sua massima espressione nelle terre della Borgogna.

Come lo Chardonnay anche l’Aligoté è un incrocio naturale tra il Pinot ed il Gouais Blanc. 

Questo vitigno viene segnalato verso la fine del XVIII secolo nella valle della Saona ed il suo nome ci riconduce appunto alla radice “Gôt”, un sinonimo obsoleto di Gouais Blanc. 

Precoce e sensibile alle malattie fungine, con rese variabili in base ai terroir, l’Aligoté è presente soprattutto nella Costa d’Oro e nel comune di Chablis. 

In Svizzera lo si può trovare principalmente a Ginevra, dove produce vini caratterizzati da una naturale acidità rinfrescante.

Se Chardonnay ed Aligotè sono a bacca bianca il Gamay vitigno iconico di tutto il Beaujolais e naturalmente figlio di Pinot e Gouais è però a bacca rossa.

Si pensa che l’uva Gamay sia apparsa per la prima volta nel villaggio di Gamay, a sud di Beaune, nel 1360.

 L’uva ha portato sollievo ai viticoltori del villaggio dopo il periodo della peste nera. A differenza del Pinot nero, il Gamay maturava due settimane prima ed era più produttivo e facile da coltivare.

 Nonostante queste sue belle caratteristiche nella sua storia non ha avuto vita semplice con i duchi di Borgogna che lo hanno spesso bandito dalla coltivazione definendolo “sleale” nei confronti del più elegante Pinot Nero.

Nonostante tutto questo il vitigno si è comunque affermato nel territorio diffondendosi poi anche in Italia principalmente in Valle d’Aosta, Friuli ed anche in Piemonte.

E tornando dalla Borgogna, proprio qui in Val di Susa a Chiomonte da La Chimera, lo abbiamo trovato mirabilmente interpretato nei calici da Stefano Turbil.

Gouais Blanc un vitigno fondativo che di strada ne ha fatta tanta..come GRASPO.

Il viaggio continua….

 Di Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi, foto di Gianmarco Guarise e Andrea Bendazzoli


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