
Ad ogni vitigno raro il suo suolo
Giuseppe Benciolini, L’Accademia e l’OIV

La viticoltura autentica consiste nell’esaltare le biodiversità e trarre da un complesso numero di fattori, a partire dalle caratteristiche pedoclimatiche e geologiche di un territorio, l’essenza e le qualità specifiche di quanto il territorio stesso è vocato a dare, materializzando in un prodotto straordinario, qual è il Vino, il Genius Loci di un sito, che costituisce interpretazione ed espressione dell’ ”anima” di quello che oltralpe è definito “terroir”.
Il suolo è quindi un particolare elemento dell’ambiente naturale che sintetizza in sé tutti gli attributi di un territorio e si rapporta direttamente con la vegetazione e con le colture arrivando a influenzare direttamente le caratteristiche delle uve e dei vini.
Questo il messaggio forte che il Pedologo Giuseppe Benciolini ha portato alla Tornata organizzata dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino a Nervesa Della Battaglia con focus Recantina e Vitigni rari.
Benciolini è personaggio eclettico da sempre impegnato sul fronte dello studio dei suoli realizzando le zonazioni viticole per alcuni dei più importanti territori italiani, la persona giusta per tracciare il rapporto strettissimo che quasi sempre ritroviamo tra identità del vitigno e specificità del suolo che lo ospita.
Varie sono le modalità con le quali si sono attuati nel tempo progetti che vanno sotto il nome di “zonazione viticola”, spiega Benciolini, ma tutti si caratterizzano per alcuni elementi irrinunciabili: la definizione di aree omogenee, ottenuta tramite lo studio del suolo, lo studio delle fasi fenologiche del vitigno e la valutazione delle qualità dei vini.

E’ a partire dallo studio e l’elaborazione delle informazioni geologiche, morfologiche e climatiche che è possibile elaborare una Carta dei Suoli che costituisce la base della zonazione viticola .
La lettura della Carta dei Suoli e l’analisi delle variabili territoriali ci consentono di osservare come a “paesaggi” e vitigni diversi corrispondono suoli diversi che vanno a determinare la varietà e la vera ricchezza di questo territorio.
Quale contributo può fornire quindi la scienza del suolo ad un progetto di incentivazione e re-introduzione di un vitigno come la Recantina in un territorio che l’ha vista già protagonista in tempi passati?
Considerando l’importanza della posta in gioco, continua Benciolini, e l’entità dei costi che i nuovi impianti determinano per le aziende agricole, è opportuno che i siti di nuovo impianto vengano scelti con attenzione, al fine di garantire le migliori possibilità di successo.
In una ideale successione delle attività da programmare si possono individuare alcuni passaggi:
- conoscenza puntuale dei suoli e dei vitigni
- confronto multidisciplinare tra le diverse professionalità coinvolte: il pedologo, l’agronomo, l’enologo e il viticoltore, al fine di individuare le relazioni tra caratteristiche dei suoli e qualità delle produzioni
- selezione degli areali, all’interno del territorio, tramite la consultazione della Carta dei Suoli e un’indagine puntuale delle caratteristiche del suolo dei futuri vigneti di nuovo impianto
- verifiche a posteriori, quando i nuovi impianti entreranno in produzione, dei risultati ottenuti.

Un territorio, le sue produzioni ed i suoli che lo caratterizzano costituiscono un sistema complesso nel quale l’uomo può operare con consapevolezza e successo se ne conosce le specificità, i pregi ed i limiti ed accetta di indirizzare le proprie scelte coniugando conoscenza, ricerca dei migliori risultati, nel nostro caso in ambito vitivinicolo e considerando dove GRASPO ha individuato alcuni vitigni rari è facile riscontrare come questi siano storicamente coltivati su suoli specifici che ne esaltano il carattere e ne preservano la longevità della pianta.
E questo è un indicatore fondamentale per raccontare la vocazionalità di quel sito e di quel suolo per quel determinato vitigno.
Potrebbe essere quindi solo un caso che a qualche giorno della partecipazione di G.R.A.S.P.O. (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità Viticola) al 45mo Congresso Mondiale della Vite e del Vino dell’O.I.V. a Digione in Francia, la stessa importante Organizzazione abbia ritenuto opportuno definire il concetto di vecchie viti e di vigneto storico, concetti che da sempre sono al centro dell’azione di GRASPO come testimoniato nella relazione portata al congresso.
La direttiva O.I.V. evidenzia i vantaggi ambientali, sociali ed economici delle viti vecchie e dei vigneti vecchi, in particolare dal punto di vista culturale e del patrimonio, nonché in termini di immagine e di potenziale sviluppo dell’enoturismo, nonché per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del settore vitivinicolo.
Tutti temi molto cari a GRASPO fortemente convinto come le viti vecchie, esistenti in un’ampia varietà di contesti climatici e di terroir, dimostrano l’efficacia delle pratiche viticole sostenibili. Esse rappresentano un esempio di successo in termini di resilienza e adattabilità ai cambiamenti dell’ambiente circostante e contribuiscono anche alla conservazione dei paesaggi viticoli tradizionali e storici e preservano una identità genetica che può tornare molto utile in un contesto climatico in forte evoluzione.
Dato che solo pochi vigneti arrivano a invecchiare, gli studi che si concentrano sui fattori che determinano la longevità e le potenzialità produttive sono limitati, esiste quindi ampio spazio per ulteriori ricerche, specialmente al fine di indagare i fattori che favoriscono la longevità e un rapporto stabile tra resa e qualità sopratutto testando in campo le antiche varietà oggi dimenticate o relegate solo in qualche vetusto campo di conservazione.
Vitigni dal passato quindi per i vigneti del futuro
Il viaggio continua
Di Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi, foto Gianmarco Guarise
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