
Il giro d’Italia di GRASPO fa tappa alla Biblioteca LA VIGNA di Vicenza

Nella giornata mondiale della Biodiversità i campioni della Biodiversità Viticola tagliano il prestigioso traguardo della Biblioteca Internazionale la Vigna di Vicenza per la ventesima presentazione del libro “ I Vitigni rari di Verona tra Identità, Clima ed Appassimento”.

Un lungo giro partito dal Vinitaly che ha toccato tappe importanti in Piemonte, Trentino Alto Adige, Toscana, Lazio per tornare ancora nel Veneto.
Una tappa quella della biblioteca Internazionale la Vigna di Vicenza ricca di belle sorprese a volte spiazzanti guidata con garbo e freschezza da Francesca Murari giovanissima coautrice di un capitolo del libro che ha voluto stupire per ritmo ed originalità.

Così la storia di Demetrio Zaccaria, le nuvole di Magritte, la filosofia nel Rugby, la stravaganza dei custodi, la dicotomia tra il braccio e la mente, ed i padri che salveranno i figli sono stati dei piccoli traguardi volanti che hanno caratterizzato i momenti più vivi di questa importante giornata.

La Giornata Mondiale della Biodiversità si celebra infatti ogni anno il 22 maggio. È stata istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della biodiversità e sulla necessità di proteggerla.
La biodiversità è fondamentale per il benessere dell’umanità e del pianeta. Essa comprende la varietà di specie animali e vegetali, gli ecosistemi e le risorse naturali che sostengono la vita sulla Terra ha spiegato il vicepresidente della biblioteca Raffaele Cavalli.

E questa sensibilità è stata sicuramente alla base dell’opera di Demetrio Zaccaria come ben rappresentato nel teaser del docufilm La Vigna di Demetrio Zaccaria, un progetto che celebra la figura straordinaria del fondatore della Biblioteca Internazionale “La Vigna”, eccellenza vicentina nel campo delle scienze agrarie e della civiltà contadina, punto di riferimento internazionale per gli studi ampelografici.
Con la regia di Manuela Tempesta e la produzione di Kublai Film e Biblioteca Internazionale “La Vigna”, il teaser anticipa un’opera cinematografica che ambisce a portare la storia di Demetrio Zaccaria a un pubblico nazionale e internazionale.
Il docufilm racconterà la vita di un imprenditore visionario, appassionato di libri e profondo conoscitore del mondo agricolo ed enologico, che nel 1981 donò alla città di Vicenza la sua preziosa raccolta libraria, dando vita a una delle biblioteche più importanti del settore.
Un inizio ricco di spunti che ha permesso ai relatori di dare diverse chiavi di lettura ai tanti stimoli raccolti nel libro.
Ricostruire l’identita viticola di un territorio vuol dire infatti attingere in primis a tutte le fonti bibliografiche storiche, raccogliere i racconti dei custodi, identificare geneticamente l’identità del vitigno, seguirne la fasi fenologiche, raccoglierne l’uva e vinificare in purezza ogni singola partita.
E naturalmente testimoniare tutte queste azioni con racconti e condivisioni.
Questo lo spirito ed il metodo di GRASPO che ricordiamolo è l’acronimo di Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità Viticola di ogni territorio.
Un gruppo coeso ed affiatato che si è alternato in testa per tenere alto il ritmo della tappa con Ermanno Murari a parlare poi del cambiamento climatico.
E’ ormai evidente, ha spiegato, come l’evoluzione climatica in corso stia fortemente condizionando le scelte tecniche in vigna e stilistiche in cantina per mitigare gli effetti di temperature sempre più alte e la carenza sempre più impattante della risorsa acqua, una rivoluzione che si accompagna anche all’evoluzione del gusto dei consumatori.
Non si tratta quindi solo di uno spostamento ormai certificato dal vino rosso al vino bianco ma da vini importanti e strutturati verso vini più immediati, freschi ed eleganti.
Si cercano e si scelgono vini non troppo alcolici, non troppo concentrati con acidità più curiose ed originali e pH più bassi, vini immediati e sinceri con meno condizionamenti enologici.
Un cambiamento di stile epocale che vede spostare la viticoltura verso areali più freschi, scalando sensibilmente altitudini e pendenze con l’evidente rischio che questo possa compromettere in maniera definitiva equilibri ambientali ed identità paesaggistiche di grande suggestione.
Non conviene forse utilizzare invece quei vitigni originali di ogni territorio che in passato hanno manifestato caratteri di resilienza ai climi caldi?
In sostanza se cambia il clima e cambiano i gusti meglio cambiare i vigneti o i vitigni?
Le viticolture europee sono più ingessate ed impossibilitate a modificare la base ampelografica dei loro vigneti, in Italia ed in particolare nell’areale Veronese abbiamo invece la grande fortuna di avere una storica ricchezza di vitigni originali che possono oggi tornare utilissimi per ritrovare identità e freschezze perdute.
Sono vitigni, che se una volta potevano sembrare esili con il cambio climatico e il miglioramento viticolo si sono ‘rafforzati’ acquisendo una identità anche organolettica più decisa. Al contempo sono anche estremamente flessibili e sanno trasmettere e descrivere le variazioni dei climi e dei suoli del territorio dal quale provengono.
Sono vitigni che esprimono il loro meglio in modelli territoriali specifici donandoci vini che poco si prestano a modelli enologici di altre zone in quanto caratterizzati da una capacità maggiore di interpretare quello specifico terroir garantendo acidità più alte, pH più bassi e buoni tannini e tanta longevità.
Dal clima all’appassimento con dei veri specialisti come Daniele Accordini , Giuseppe Carcereri De Prati e Alberto Sabaini che hanno confermato come le esperienze di vinificazione dei diversi vitigni rari del Veneto, ma non solo, realizzate in questi ultimi anni da GRASPO, hanno permesso di acquisire importanti conoscenze sui valori enologici e sulle eventuali criticità di ogni singolo vitigno, valori e criticità che a seconda dell’andamento stagionale potevano essere confermate o riconsiderate.
Proprio partendo dai risultati acquisiti fin dalla vendemmia 2022 abbiamo iniziato a testare il comportamento in appassimento per alcune di queste varietà ottenendo vini che ci hanno realmente sorpreso per carattere ed originalità.
Su queste basi abbiamo reso questa fase di ricerca più organica iniziando un percorso di indagine che non solo riguardasse alcuni vitigni storicizzati nel territorio veronese ma che ci consentisse, sulla base delle esperienze fatte, un confronto vero sulle dinamiche dell’appassimento anche per le varietà più performanti testate negli ultimi anni.
Per certi versi le varietà messe a confronto potrebbero essere distinte quasi in categorie diverse.
Quelle ritenute tipiche della Valpolicella o del Veronese come Denela, Dindarella (Pelara), Forselina, Quaiara e Rossa San Floriano, quelle con un’anima più spiccatamente veneta come Cavrara, Corbina, Gambugliana, Marzemina Nera Bastarda, Pattaresca, Recantina e Turchetta, quelle di recente scoperta sul territorio come Saccola e Rossa Burgan e la Longanesi presente nel campo di conservazione di Jago, vitigno tipicamente utilizzato per l’appassimento in Romagna per realizzare il vino Bursòn.
Alla luce dei risultati di questa esperienza possiamo ribadire quanto sia importante salvaguardare e valorizzare i tanti vitigni che abbiamo ancora la fortuna di avere preservato.
Anche sul fronte dei vini ottenuti con il metodo dell’appassimento sarà sempre più utile un racconto che parta dalla consapevolezza ma che stimoli la curiosità, questi vini per il loro valore non devono mai essere il frutto di un caso ma il risultato di una gestione mirata volta a valorizzare in ogni territorio esperienze, vitigni e tradizione enologica.
Una tappa lunga che però meritava una volata finale con Luigino Bertolazzi in testa al gruppo con il calice in mano.
Si chiamano Brepona, Ottavia, Saccola Bianca, Leonicena, Rossa Burgan, Pontedara, Quaiara, Liseiret, quasi tutti ritrovati in areali estremi dove non si pensava potessero esistere e tutti con caratteristiche espressive assolutamente intriganti ed originali ha spiegato Luigino Bertolazzi Enologo di Graspo.
Se la Brepona per oltre 100 anni si era nascosta tra le vecchie vigne di Garganega nel veronese oggi ritrovata e vinificata in purezza si dimostra un bianco moderno e vivace caratterizzato da sapidità e salinità, la Saccola Bianca e l’Ottavia individuate in Alta Lessinia hanno invece un profilo tagliente con un patrimonio acidico che può rinfrescare qualsiasi base spumante.
La Leonicena oltre che la capacità di conservare freschezza ed acidità nelle stagioni più calde anche in areali di pianura sta dimostrando un’interessante resilienza alla flavescenza dorata, che dire poi della Rossa Burgan geneticamente originata da un incrocio naturale di Cavrara con Garganega che sembra non aver bisogno di alcun trattamento, con ciclo vegetativo molto lungo e capace di donarci un rosso forse un po scarico di colore ma con un gusto intrigante ed originale.
Se invece cerchiamo il colore e la rusticità ecco la Pontedara anch’essa figlia della Lessinia in grado di sorprendere per complessità e potenza in grado di esaltarsi con lunghi affinamenti.
Anche se non completamente sconosciuti meritano tutta la nostra attenzione la Quaiara, recentemente iscritta da Graspo nel Registro del Ministero, che non solo può dare un vino rosso speziato e moderno ma ha una grande responsabilità genetica essendo il genitore di vitigni molto conosciuti come la Glera e la Molinara, ed il Liseiret o Gouais Blanc ritrovato stranamente in Lessinia dove si esprime con acidità importanti che conserva bene anche coltivato in areali più pianeggianti, a cosa potrebbe servire ce lo conferma il suo valore genetico avendo contribuito in migliaia di anni a generare tantissimi vitigni oggi molto noti come lo Chardonnay, Gamay e Riesling Renano.
Tutti vitigni che insieme concorrono a riscrivere ed ampliare l’identità ampelografica della provincia di Verona.
Vitigni dal passato per i racconti del futuro.
Il viaggio continua
Di Aldo Lorenzoni, foto Gianmarco Guarise
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