Stile e Società

Birrificio “Alta Quota”, quando dalla buona acqua nasce un’ottima birra

Se il segreto di una buona birra è custodito anche nell’acqua che si utilizza per realizzarla, il birrificio artigianale “Alta Quota” è partito proprio con il piede giusto quando nel 2011 Claudio Lorenzini ha dato vita a questa attività scegliendo come luogo di produzione Città Reale, in provincia di Rieti.

Nella terra che ha dato i natali a Tito Flavio Vespasiano, a 1600 metri di altezza in località Selvarotonda, dove l’acqua sgorga ancora cristallina, ha mosso i suoi primi passi una piccola ma intraprendente realtà imprenditoriale, che in breve tempo è riuscita a far apprezzare le sue birre ben oltre il confine regionale. Grazie alla passione e all’intuizione del mastro birraio Andrea sono nate: “Principessa”, “Ginevra”, “Omind”, “Greta”, “Giovio”, “Chicano”. Sei birre in grado di accompagnare un menu dall’aperitivo al dolce, anche in abbinamenti pensati per palati curiosi, come quelli con i piatti di pesce. E poi c’è la “Birrosa”, prodotta con vino rosato, da gustare esclusivamente presso il ristorante “La Foresta” di Rieti.

Cambiano gli ingredienti ma il metodo utilizzato per la produzione è sempre lo stesso e da vita a birre non pastorizzate, non filtrate e rifermentate in bottiglia senza aggiunta di conservanti e additivi. L’amore per la birra e la grande attenzione ai metodi artigianali sono due dei principi cardine della filosofia “Alta Quota”.

Ma in questa azienda c’è anche tanta voglia di sperimentare. Come con la birra al peperoncino, realizzata utilizzando coltivazioni prodotte in “casa” come avviene anche con il farro, o come la birra spalmabile, nata dalla felice collaborazione con la Cioccolateria Napoleone di Rieti. Una sorta di gelatina dolce aromatizzata alla birra disponibile in due gusti, uno delicato e uno corposo, pensata da abbinare a pane, crostini, antipasti di terra e formaggi, o per guarnire dolci o torte. Una birra che fa dello stretto legame con il territorio un punto di forza, tanto da diventare il perno di una proposta che unisce ospitalità turistica e gastronomia. “Nel fine settimana – spiegano i produttori- la nostra azienda è aperta a tutti quelli che vogliono vedere da vicino come nascono le nostre produzioni e trascorrere una giornata alla scoperta di quanto di bello c’è da vedere e da gustare in quest’area”. Una sensibilità verso il territorio e i consumatori che diventa a tuttotondo con il progetto Falacrina a sostegno di percorsi di integrazione dei richiedenti e titolari di protezione internazionale, ospiti del Comune di Cittareale. E il laboratorio diventa così anche un luogo dove valorizzare personalità, qualità, attitudini e competenze per creare nuove opportunità di lavoro supportando così anche l’economia rurale.

 

Alessandra Fabri

 

 


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Redazione

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