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Chi si fida più?

Chi si fida più dei commenti che si leggono sui portali di recensione di ristoranti, alberghi e simili esercizi?

Bisogna ammettere che, almeno qualche volta, una buona parte dei visitatori di piattaforme, che si presentano come basate sulle “recensioni imparziali dei viaggiatori”, ha avuto dubbi fossero autentici certi commenti, trovandoli spesso poco conformi alla realtà, a volte confezionati ad arte, specie se troppo sdolcinati. Ma che effetto fanno quelli negativi?
Le stroncature a filo di spada sono devastanti per gli affari delle aziende colpite, fanno scappare la potenziale clientela. A che pro?

Già il programma televisivo “Report” del 24 aprile u.s. aveva indagato sui criteri delle recensioni in TripAdvisor (200 commenti al minuto in tutto il mondo) facendo emergere un quadro sconsolante di inaffidabilità, per le tante false e diffamatorie, specie nascoste nell’anonimato, sospettando provengano addirittura da persone che mai hanno messo piede nei locali che pretendono di recensire, inclusi alcuni poco seri giornalisti gastronomici.

L’inserto del “Corriere della Sera” nell’edizione del 29 giugno 2017 è dedicato ad un’inchiesta su TripAdvisor (sede a Boston, 390 milioni di utenti), tesa ad approfondire la conoscenza della piattaforma Internet e tutte le problematiche che essa contiene nel suo sistema delle segnalazioni di gradimento. Nell’inserto, diretto da Beppe Severgnini, si accusa la piattaforma ma alla fine sembra quasi essa venga assolta o perlomeno giustificata dalle pecche che tanti le imputano.
Chi può pretendere si controlli capillarmente ogni maglia della Grande Rete, e ne risponda? Eh, già, facile scaricare.

Pecche che il portale ‘Italia a Tavola’ da tempo sta facendo affiorare. Questo ‘magazine’ si è fatto in qualche modo portavoce delle decine di aziende, associazioni di albergatori e di ristoratori, di produttori e rivenditori del settore agroalimentare, le quali manifestano perplessità sulla correttezza delle recensioni postate (sia positive che negative) sui siti dedicati.

‘Italia a Tavola’ ha denunciato che dietro alle recensioni ospitate ad esempio su TripAdvisor, uno dei più consultati veicoli di informazione turistica, si mimetizzano agenzie che offrono pacchetti di recensioni a pagamento, le quali possono giungere al ricatto bello e buono dietro pagamento di una non piccola cifra. Le testimonianze ci sono, garantisce il portale.
Insomma, un taglieggio stile mafia o camorra?

Un sistematico complotto per influenzare la potenziale clientela?
Un fallimento dell’etica giornalistica?

Chi, allora, può più fidarsi delle recensioni on-line?

Maura Sacher


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