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Malgrado l’annata carente l’Italia è leader mondiale della produzione anche per il 2017

Le sirene avevano già suonato il loro allarme ed il tempo ha dimostrato che i timori non erano infondati. Le attività di vendemmia qua e là sono ancora in corso, ma le approssimazioni sui dati finali sono ormai da considerarsi minime. Secondo i numeri diffusi dall’Unione Italiana Vini, il calo produttivo stimato ha toccato quota 26%. Tuttavia superando i 40 milioni di ettolitri l’Italia si conferma prima nella produzione davanti a Spagna e Francia, rispettivamente con 38,4 e 37,2 mln di ettolitri. I dati sono stati elaborati da Uiv e Ismea per l’osservatorio del vino e annunciati in una conferenza stampa nella sede del Mipaaf.

Nelle parole di Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, il commento sui fatti salienti dell’andamento stagionale  e il loro riflesso sulle diverse realtà. “Una vendemmia decisamente complessa, che ha reso difficile la ricognizione in tutte le zone vitate del Paese, caratterizzate da territori e vitigni molti diversi tra loro. Un insieme di realtà che hanno vissuto in modo completamente differente il bizzarro andamento stagionale di quest’annata. I cambiamenti climatici su scala globale stanno incidendo in maniera determinante anche sulle pratiche viticole delle nostre aziende. Alcuni parametri climatico-ambientali – e di riflesso produttivi – si stanno modificando, mettendo in difficoltà i sistemi consolidati di misurazione previsionale dell’andamento produttivo. I dati rilevati ci parlano di una forte variabilità quali-quantitativa non solo tra zona e zona, ma all’interno dello stesso territorio tra micro aree differenti e, addirittura, tra vigneto e vigneto. La qualità, nella maggior parte delle zone analizzate, si mantiene su standard ottimali, anche se è troppo presto per definire con certezza come evolverà al termine della vendemmia e nei prossimi mesi”.

Raffaele Borriello, direttore generale ISMEA ha aggiunto: “I dati sulle previsioni di produzione del vino per il 2017 evidenziano un calo a livelli raramente registrati in passato e un impatto sulla qualità del prodotto variabile a seconda delle zone, per effetto delle avversità climatiche che hanno colpito il nostro Paese. I numeri però, vanno sempre inquadrati in un contesto più generale. Il vino italiano da molti anni registra una performance positiva, soprattutto in termini di riconoscibilità e affermazione sui mercati esteri. L’export italiano ha raggiunto valori storici e anche quest’anno i dati indicano una crescita tendenziale maggiore del 6% in volume e in valore, prefigurando la possibilità di raggiungere la soglia dei sei miliardi di euro entro fine anno”.

L’indicazione sugli aumenti percentuali in valore è forse la notizie migliore. Se infatti il dato del volume produttivo balza agli occhi per primo, è sul valore che si gioca la partita della crescita vera e propria di tutto il settore. Consolidamento e sviluppo a cui tendere sempre più per diversi motivi, su cui Borriello aggiunge: “Il rafforzamento del sistema produttivo e imprenditoriale degli ultimi anni consentirà al comparto del vino italiano di reagire a quest’annata meno favorevole. È necessario, tuttavia, non trascurare la portata degli effetti dei cambiamenti climatici sui redditi degli agricoltori, proponendo anche per il settore del vino sperimentazioni e strumenti innovativi per la gestione dei rischi a tutela del ricavo aziendale”.

Presente ai lavori anche il viceministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Andrea Olivero: “Dalle previsioni vendemmiali di quest’anno, si delinea un quadro complesso ma eccezionale che non consente ad oggi un bilancio definitivo e andrà valutato nelle opportune sedi per la sua portata generale, anche con misure straordinarie. Il bicchiere è mezzo pieno, nonostante una vendemmia scarsa, l’Italia mantiene il primato della produzione mondiale con 40 milioni di ettolitri”.

Anche lui è ritornato sull’importanza dello sviluppo e dell’innovazione, come fattori di contrasto ai cambiamenti climatici che ogni anno mettono a rischio il settore, aggiungendo: “Oggi più che mai siamo consapevoli che i cambiamenti climatici incidono in modo sempre più determinante sul settore agricolo e vitivinicolo in particolare; di conseguenza l’innovazione e la cura professionale dei vigneti consentono una maggiore competitività, assicurando maggiori ricavi a tutti gli attori della filiera ed è in questa direzione che dobbiamo continuare ad operare”.

Rimane la sensazione di averla scampata dopo la grande paura della gelata di Aprile. Di una stagione che poteva rivelarsi fallimentare e che invece ha retto la botta. Uno dei luoghi comuni più diffusi nel mondo del vino, è che ad una vendemmia scarsa spesso corrispondano vini strepitosi. Tra mezze verità e speranze invece, non rimane che aspettare per sapere cosa la vendemmia 2017 ci porterà nel bicchiere.

Bruno Fulco


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