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Alla scoperta della Vallesina: vini, paesaggi, storia ed arte

Morbide colline che degradano verso il mare, una campagna fertile e generosa con incredibili campi di girasoli, vigneti da cui si ottengono i pregiati vini Verdicchio e Lacrima di Morro, paesi medioevali dal fascino seducente: ci troviamo nell’entroterra di Ancona in Vallesina attraversata dal fiume Esimo dominata dalla sagoma del Monte San Vicino.

Uno dei 14 comuni che fanno parte dei Castelli di Jesi è Morro D’Alba, un piccolo borgo a 200 metri sul livello del mare nell’entroterra anconetano, a meno di 30 chilometri dal capoluogo di provincia, sorto attorno al 1000 come avanposto militare, conosciuto per la sua cinta muraria a forma di pentagono irregolare con torrioni e un camminamento interno denominato “la scarpa”. Ma Morro è la patria di un vitigno antico dai tratti semi-aromatici che viene coltivato esclusivamente in questo territorio ed in comuni limitrofi, la Lacrima di Morro d’Alba, terza denominazione rossa delle Marche coltivata in oltre 250 ettari da 59 viticoltori, perlopiù piccole aziende vitivinicole, poche superano le 5mila bottiglie l’anno e qualche grande. La prima citazione storica si deve a Federico Barbarossa, che già nel 1167, durante l’assedio di Ancona, scelse le mura di Morro d’Alba come dimora e riparo; ed ancora viene ricordato da Dante nel Purgatorio e fu presente sulla tavola dei Papi, come ricorda Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III nel 1500. La Lacrima è un vitigno difficile da gestire in vigna prima ed in cantina dopo, il suo nome deriva dalla fragile buccia che a maturazione raggiunta tende a rompersi lasciando gocciolare “lacrime” scure. È un vino unico, colore tendente al prugna, profumo di rosa e frutti rossi, sapore intenso, asciutto e al contempo rotondo. Vino e vitigno ancora da valorizzare con grandi possibilità di crescita e che rappresenta una sfida quotidiana.

Jesi si accompagna al Verdicchio, vino che sta vivendo un momento di grande apprezzamento nazionale e internazionale in vetta ai bianchi italiani secondo le principali guide enologiche del paese. Un vitigno fortemente legato al territorio marchigiano con origini antichissime, le prime testimonianze scritte risalgono al V secolo d.C. anche se pare fosse già noto agli antichi Romani 1200 anni prima (VII secolo a.C.). Estremamente versatile, può essere interpretato in diversi versioni: da giovane fresco ed immediato, sapido con il suo inconfondibile retrogusto piacevolmente ammandorlato; con l’invecchiamento i suoi profumi evolvono offrendo note agrumate e mille sfumature, secondo le varie interpretazioni.

A Jesi presso il settecentesco Palazzo Ghislieri è stato inaugurato un museo tecnologico e virtuale dedicato a Federico II di Svevia. Il museo si affaccia sulla piazza dove, secondo la leggenda, fu collocata la tenda in cui nacque nel dicembre del 1194. Si tratta di 16 stanze distribuite su tre piani che raccontano la storia di questo personaggio dalla nascita fino al consolidarsi del suo mito. Merita una visita la biblioteca Planettiana nel palazzo della Signoria dove vengono conservati preziosi volumi e due straordinari globi della fine del XVII secolo, opere del celebre cartografo veneto Vincenzo Coronelli.
Ed ancora il cinquecentesco Palazzo Colocci, casa museo dei nobili Colocci Vespucci dalle sale completamente arredate che testimoniano lo stile di vita della famiglia.

Piera Genta

 


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Redazione

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