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Macché TTIP, ora c’è il CETA

Gli Italiani dormano pure sonni tranquilli, le procedure per la ratifica europea del TTIP si sono impantanate, per la titubanza di Paesi quali Francia, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Grecia, Spagna, Portogallo, citando alcuni, dove sono sorti comitati di pressione, dopo la scoperta delle carte delle trattative segrete.

Sulla scia delle rivelazioni da parte di Greenpeace e delle pulci nell’orecchio lanciate dai 5 Stelle, con ripresa a rimbalzo della Lega, sui social c’è stato un passaparola e finalmente i mass media (non di regime) hanno fatto da cassa di risonanza, e in proposito un tanto di cappello all’Editore di La7 che ha dedicato tanti spazi a discussioni sull’argomento. Il popolo di Stop TTIP si è ingrandito e una sempre più larga fetta di cittadini europei ed italiani ha aperto gli occhi, vuole sapere e vuole capire.

Si è stupito il Ministro Calenda di tanta strenua opposizione al TTIP e si è vantato di essere “l’unico qua dentro convinto” all’incontro del 5 luglio u.s. tra imprese, associazioni e sindacati, ospitati dalla Presidente Boldrini nella sala ‘Aldo Moro’ della Camera dei Deputati. Più di un relatore ha espresso, Trafiletti in testa, questa osservazione (che rendo con parole libere, la registrazione della seduta sta sul sito di RadioRadicale e dura 2 ore 44 min) “se c’è tanta corposa opposizione e lei si sente l’unico, non sarebbe il caso di farsi una riflessione?”.

Ma andiamo oltre. C’è il CETA ora in ballo. La Ministro Mogherini, intervenendo via skype al recente Congresso dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure, nel ribadire che le trattative sul partenariato USA-UE non si fermano, ha citato questa Nazione aggiungendovi il Messico.

Molti vedono nel CETA un “cavallo di Troia” per far trasmigrare il TTIP in Europa, stante che le imprese statunitensi hanno oltre 40 mila sussidiarie in Canada e che “per interposta nazione” l’accordo metterebbe su un piatto d’argento la possibilità di aggredire mercati e legislazioni europee.
Anzi ne è un “apripista”, gioisce il presidente di Federalimentare, che sottolinea saranno ben 41 le indicazioni geografiche italiane protette in una lista annessa all’accordo. E le altre 200?

Ad ogni modo, il CETA sarebbe un “accordo misto” che implica protocolli disciplinati da accettazione e ratifica delle singole parti contraenti. In parole semplici: non sarebbero la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio d’Europa, a decidere sull’applicazione, bensì i singoli Parlamenti Nazionali e, fosse anche uno che boccia la convenzione, non se ne fa nulla in tutta la UE.

È meschino che gli attuali governanti dell’italico Bel Paese denigrino i dissidenti come tramassero da sovversivi, da oppositori al bene della Patria. A questo gioco ci cade solo chi non ragiona con la propria testa!

Maura Sacher


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