Stile e Società

Franchising sempre più al femminile

A conclusione della 30a edizione del Salone Franchising che si è tenuto alla fine di ottobre 2015 in Fiera Milano Rho Pero, in attesa dei risultati, si può fare qualche riflessione sulle proiezioni fornite da vari comunicati che leggono un successo in crescita per l’opzione al franchising da parte femminile.

Un sondaggio del 2013 su un campione di mille visitatori del Salone di allora (500 donne e 500 uomini) ha fornito una rappresentazione lusinghiera delle potenzialità dell’universo femminile ad autogestirsi nel mondo degli affari. Il sondaggio mostrava che le donne appaiono decisamente più selettive degli uomini nello scegliere il settore di affiliazione, più decise e realistiche nell’affrontare l’iter burocratico prospettato per l’apertura di un punto vendita, più fiduciose nei propri mezzi e, alla fine, più soddisfatte delle scelte compiute.

Le donne, in sostanza stupefacendo chi ha analizzato i risultati del rilevamento, “sembrerebbero” avere maggior senso pratico rispetto agli uomini e anche maggior bravura nel trattare col cliente.

Portrait of attractive young female showing a thumbs up
Portrait of attractive young female showing a thumbs up

Le considerazioni che oggi vengono divulgate, prima ancora di valutare le schede redatte dalle 200 catene commerciali (i ‘franchisor’), presenti in Salone, rendono l’immagine di donne che “mostrano qualità più spiccate degli uomini relativamente a: automotivazione e propensione a mettersi in gioco; capacità di studiare e selezionare i contratti proposti; capacità organizzative e manageriali”.

Al di là della presenza del 35% di donne sul totale dei visitatori alla Fiera 2014 e del fatto che sempre più forme di lavoro in proprio e di auto-imprenditorialità nel settore del commercio beneficiano della formula del franchising, forse ci vogliono altri occhi per leggere il fenomeno.

Se gli indicatori suggeriscono un’ulteriore crescita delle donne nel franchising nei settori merceologici (abbigliamento e accessori moda, cosmetici e profumeria, salute e benessere, food and beverage, articoli per la casa, articoli per bambini), con il concetto della specializzazione in particolare nel settore della ristorazione (vegana, per celiaci, a chilometro zero, o locali ‘a tema’), una ragione ‘sociale’, anzi una serie di motivi, c’è dietro le scelte o meglio le “aspirazioni”.

A parte tutte le qualità attribuite alle donne, di cui noi donne non dubitavamo e che da tempo ci vengono riconosciute in tutti i campi, è evidente che il genere femminile dell’ultima generazione ha capito che pur di lavorare ed assicurarsi, magari, un minimo di pensione è giusto tentare ogni via, pur rischiosa. È giusto la tentino in settori dove ritengono di dare il meglio di sé.
L’impossibilità di assunzioni nel pubblico e nel privato, la scomparsa dell’impiego dipendente a tempo indeterminato, la farsa del ‘job act’, fanno aprire la mente verso inevitabili orizzonti della auto-imprenditorialità, sotto qualunque forma e precarietà.

Ma anche in questo comparto non è tutto oro quello che luccica, la crisi si è fatta sentire: sui 54mila imprenditori affiliati (chiamiamoli “esercizi commerciali”) nel 2012 in Italia le donne costituivano il 38%, nel 2014 erano 51mila gli imprenditori operanti in affiliazione (“esercizi commerciali”) di cui 33% donne. Tuttavia, sembra incoraggiante la ripresa del franchising, con una crescita dello 0,6% nel primo semestre 2015.

Maura Sacher


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